Presidente Meghnagi, perché ha deciso di non ricandidarsi alla Comunità ebraica?
«È stato un travaglio interiore, abbiamo fatto un lavoro di pulizia in profondità e mi sembrava anche giusto continuare. Ma sono molto amareggiato. E non c'erano più le condizioni. Il nostro Consiglio si reggeva su un'alleanza con un'altra lista. Poi ha prevalso la parte più ideologizzata, che mette l'interesse di parte al posto dell'interesse generale».
Come ha trovato la Comunità e come la lascia?
«Abbiamo trovato il disastro di quella che abbiamo denunciato come una truffa. E ci sono difficoltà finanziarie enormi, per una comunità che ha servizi e 180 dipendenti».
A che punto siamo?
«Ora la causa civile è impostata e la magistratura sta lavorando molto seriamente. Su questa rilevante sottrazione di somme abbiamo assunto una serie di iniziative. Abbiamo presentato una denuncia querela nei confronti del nostro dipendente infedele. E abbiamo proposto un'azione cautelare e di merito per ottenere risarcimento e restituzione. E ora chiuderemo il cerchio».
In che modo?
«Nei prossimi giorni presenteremo una citazione nella quale verrà proposta una domanda di accertamento dell'illegittimità del pagamento da parte dell'istituto bancario che teneva quel conto. E anche una richiesta di risarcimento del danno sofferto».
Cosa spera a
poche settimane dal voto?«Senza il mio assessore alle Finanze e 2-3 fidati collaboratori non avrei mai potuto fare questa pulizia. Ora spero che la lista con cui mi ero candidato possa continuare a cambiare la comunità».
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