Esibire o non esibire? Questo è il problema in tempi di austerity e di redditometro. Quest'anno il foyer della Prima finirà per essere diviso in due fazioni: lusso minimal e sobrio da una parte, lusso sfarzoso, stile red carpet dall'altra. L'aria che tira non è delle migliori, e fra le due campane si vedranno (anche) tante cadute di stile, gioielli falsi (spacciati per veri), abiti riciclati, ma tant'è. Le habituè del jet set il vestito l'hanno scelto (come sempre) con largo anticipo, perché «l'abito è sempre molto importante: questo è un evento che ha rilevanza e visibilità mondiale, non sottovalutiamo occasioni come questa», lancia un appello Gabriella Magnoni Dompè, appassionata di lirica che da quasi 20 anni non si perde una Prima. «Oggi gli abiti da Prima con la gonna ampia non hanno più senso, lo strascico te lo calpestano subito, meglio un abito da sera chic ma non eccessivo», aggiunge, e infatti per il Lohengrin di Wagner ha scelto un raffinatissimo Bottega Veneta nero. L'abito lungo? È d'obbligo, «ma è meglio un bel tubino al ginocchio che un lungo noioso», sentenzia il couturier Lorenzo Riva, mentre il «nero austerity» sarà il colore dominante. Capitolo pelliccia: quest'anno ne vedremo poche, il must sarà una cappa o una stola preziosa, anche se qualche temeraria arriverà semplicemente con l'abito scollato. «Sì alla cappa, no a cappotti e giacconi, vietati alla Prima, ma tanto oggi le clienti non ascoltano più i nostri diktat», aggiunge Riva. Capitolo gioielli: eccezioni a parte, saranno di famiglia, perché «in questo momento non bisogna esagerare». Ma qualcosa per stupire ci vuole, anche la sera del 7. Infatti occhi e riflettori saranno puntati su Sheikha Mozah, bella sovrana del Qatar che sarà in Valentino e sull'ereditiera Kazaka Goga Ashkenazi che farà il debutto scaligero insieme a Marta Marzotto, a Marta Brivio Sforza e al compagno Lapo Elkann. Il vestito di Lady Goga sarà Vionnet e non passerà inosservato. Ma le due Marta, elegantissime, non saranno da meno: la contessa Marzotto eccentrica e chic, e la marchesa Brivio Sforza scintillante in un Curiel verde smeraldo devorè, con collier di smeraldi anni '50 e cappa di zibellino: «Scelgo sempre i colori, il nero è sconsigliato quando si è in 1800 persone». Verde anche per Daniela Javarone, in abito modello Barbie con dettagli champagne e parure di Scavia in smeraldi e brillanti gialli. Mentre Sabina Negri sarà in Lorenzo Riva ma con un look da «fricchettona» anni '70, in tema con lo spettacolo teatrale dai lei scritto per i 20 anni dalla morte di Gianni Brera (al Parenti dal 15 dicembre). Niente pellicce, niente show e gioielli di famiglia sono i diktat della fazione dell'understatement. Sobrietà d'obbligo per Clio Napolitano, che pare sarà in Curiel, per Elsa Monti, e per la ministra francese Aurelie Filippetti. Eleganza misurata per Raffaella Curiel, in color ruggine. Eleganza rigorosa e glam per Gabriella Magnoni Dompè con l'abito disegnatole da Tomas Maier, stilista di Bottega Veneta: velluto nero con inserti di neoprene grigio ferro, e cappa di Liborio Capizzi in velluto e taffetà. Cappa nera in velluto e pizzo anche per Laura Morino Teso, che avrà un Curiel nero lineare, con stampe damascate in oro opaco «stile Wagner, molto ungherese». Alla fine la scelta del nero sarà predominante: perché è in tema con il Lohengrin.
L'hanno scelto anche Silvia Urso Falk e l'attrice Deborah Francois, entrambe in Riva. E Valeria Marini, che vestirà Seduzioni Diamons. In total black sì, ma sexy: in fondo siamo alla Scala, mica a un funerale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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