«Adesso Fi cambi passo o se nascono alternative farò le mie valutazioni»

Il capodelegazione in Regione: «Entro luglio scriviamo le regole per congressi o primarie»

Chiara Campo

Giulio Gallera, assessore alla Sanità e capodelegazione di Forza Italia in Regione. Un commento secco sul voto?

«Poteva andare peggio, doveva andare meglio».

A Milano Fi ha incassato ancora una percentuale a doppia cifra.

«A Milano è andata meglio, Fi ha preso il 10,2% e a livello nazionale l'8,7%, non è al livello drammatico del 7%o che qualcuno vagheggiava. Ma siamo ben lontani dai risultati del passato e che avrebbe tutto il senso raggiungere. In un momento storico come questo un movimento liberale che rimette al centro riduzione delle tasse e sostegno alle imprese dovrebbe andare forte. Fi deve cambiare passo, si impone un cambio radicale e veloce».

Cosa propone?

«Berlusconi ha fatto l'ennesimo grande sforzo, si è candidato ed è stato ripagato con tante preferenze. Ma ora serve un partito con più appeal e capace di aggregare. Salvini ha saputo battere sulle politiche anti immigrazione, anche Fdi sul territorio ha registrato un risultato estremamente positivo. Dobbiamo intervenire subito, potrebbero esserci elezioni Politiche a breve e non è più tempo di attendismi, tentennamenti, basta dire non disturbare il manovratore».

Come?

«Ricostruendo Fi come un partito che liberi le energie migliori che ci sono sul territorio e le responsabilizzi, con metodo democratico. La Lega ha costruito la leadership di Salvini dal basso, era un militante. Il Pd, che è passato dal 17 al 22%, ha trovato il leader attraverso le primarie e anche M5s coi suoi meccanismi ha scelto Di Maio, era un militante. Bisogna costruire subito, entro luglio o al massimo settembre, un metodo unico di selezione della classe dirigente dal basso, decideremo se con primarie, congressi o altro. Scriviamo le regole, dando a chi è eletto l'autorevolezza per dirigere il partito ai vari livelli. E chi ha punti di vista critici va ascoltato, oggi se sei in disaccordo vieni emarginato e te ne vai».

Chi dovrebbe scrivere le regole?

«Si deve istituire una camera costituente di Fi, un organismo di 40 persone: parlamentari, dirigenti, amministratori locali, sindaci, assessori, capigruppo regionali. Le regole per far funzionare il partito non vanno scritte da pochi ottimati ma dagli eletti e devono tener conto dei bisogni di legittimazione dal basso. Ma ripeto che bisogna partire subito, una volta deciso se fare congressi o primarie, ogni meccanismo va bene purché sia il più largo possibile, va aperta una stagione di tesseramento e bisogna procedere. Tra dicembre e gennaio al massimo vanno eletti i coordinatori, da quelli cittadini al nazionale».

Insiste molto sulla tempestività. Altri potrebbero occupare lo spazio al centro? Magari Sala, Renzi o Calenda?

«Dobbiamo costruire un soggetto di area liberale e moderata che oggi non c'è, e quello spazio è di Fi. Zingaretti ha dovuto tenere insieme tutta la sinistra per ripartire, il Pd di Renzi cercava di occupare anche il centro ma ripetere la mossa, per lui o Calenda, vorrebbe dire rompere col partito. E non so se l'ex premier abbia ancora appeal».

C'è il rischio che altri forzisti passino a Lega o Fdi?

«Chi voleva andate con i sovranisti lo ha già fatto, penso a Maullu, Gardini, Mantovani, e con fortune alterne alle urne».

Giovanni Toti o altri potrebbero costruire un'alternativa a Fi, avrebbe seguito?

«Se Fi non riesce ad essere un partito che rappresenta il futuro il rischio è che qualcuno, tipo Toti, non è un mistero, si stacchi per costruire soggetti diversi. Parlo personalmente, sono in Fi dal '93 e come tanti altri in campagna elettorale ho fatto 51 incontri in 24 giorni, ci ho messo la faccia per difendere il simbolo e portare preferenze, voglio che Fi sia il partito del futuro. Ma se non si fa in fretta, tanta gente, me compreso e altri consiglieri regionali, farà le proprie valutazioni».

Riconquistare Milano nel 2021 è una sfida possibile?

«Il voto dice che il governo

cittadino è forte, il Pd prende il 35%. Ma il centrodestra unito può giocarsi la partita, con una figura che sappia dialogare con le periferie ma anche con la Milano della finanza e del design e non solo con le periferie».

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