«Ai Giochi mancano quattro anni: sembrano tanti, ma sono veramente pochi». Antonio Rossi non vuole perdere tempo, specie ora che la società che si occuperà delle infrastrutture di Milano-Cortina 2026 è stata «finalmente» costituita. «Ma il cambio di passo dice il sottosegretario in Regione a Sport e Olimpiadi - c'è stato quando il governo ha assegnato una delega diretta per i Giochi a un viceministro», il leghista Alessandro Morelli. Ci sarà da lavorare sulla viabilità e sulle opere che servono per le gare. E l'ex medaglia d'oro olimpica nel kayak da velocità, lancia una suggestione: usare dei droni per trasportare merci da Milano alla Valtellina.
Fantascienza o realtà?
«Come Regione, insieme al sottosegretario Alan Rizzi, abbiamo fatto incontri con il cluster aerospaziale lombardo. Nel 2026 ci saranno sicuramente droni che voleranno tra Milano e la Valtellina per alleggerire il traffico. A me sembra fantascienza, ma credo sarà così».
Sui trasporti c'è da fare?
«Sono tanti i mezzi da trovare e ci sarà sicuramente il coinvolgimento delle agenzie del tpl del territorio. C'è un reparto della Fondazione Milano Cortina 2026 che si occupa proprio di questo, visto che i trasporti sono una delle criticità di un'edizione così diffusa. Occorre potenziare il servizio ferroviario, specie verso la Valtellina dove il treno non arriva e bisogna pensare a come far spostare spettatori e atleti da Tirano, magari con bus elettrici o a basse emissioni».
Su quali opere adesso serve di più accelerare?
«Penso ai collegamenti tra gli aeroporti di Malpensa, Linate e Bergamo. Ma anche agli interventi sulla Lecco-Bergamo, sulle statali 36 e 38, sulla tangenziale di Tirano o quanto c'è da fare a Sondrio. Per gli impianti sportivi abbiamo ancora meno tempo visto che un anno prima dei Giochi ci sarà da fare il test event come previsto dal Comitato olimpico internazionale».
Cos'altro chiede il Cio?
«Piccole migliorie, per esempio sulla leggendaria pista Stelvio il parterre o gli impianti di innevamento. Ma sulla montagna saranno fatte poche cose e ci sarà sempre il coinvolgimento delle associazioni ambientalistiche. E comunque uno dei punti forti della nostra candidatura è che su 14 impianti, solo il PalaItalia a Milano è da costruire da zero, ricorsi permettendo».
Proprio sul palazzetto di Santa Giulia ne pende uno presentato al Tar dal Gruppo Cabassi.
«Preoccupa il fatto che non si conoscano ancora le tempistiche del ricorso. Difficilmente si potrà fare l'hockey a Milano senza quell'impianto e per un operatore è complicato costruire se hai questo tipo di pendenze. Spero che tutto si risolva. In questi casi servirebbe un riconoscimento del ruolo pubblico, una cosa chiesta da più parti nella cabina di regia col governo».
Il dialogo con il Comune?
«Giochiamo nella stessa squadra. Io e il mio compagno di barca avevamo caratteri diversi, ma alla fine l'obiettivo era uguale: vincere medaglie d'oro. Lo stesso succede adesso tra Regione e Comune: noi vogliamo fare bene la nostra parte».
Che fine farà lo storico stadio di San Siro?
«Le spese del Meazza sono abbastanza importanti e le due società puntano ad avere un impianto nuovo, più efficiente e che possa autosostenersi. Su San Siro c'è un grande punto di domanda, bisogna capire costi e benefici. I club hanno tranquillizzato sul fatto che i prezzi dei biglietti rimarranno tali, ma la cosa più importante penso che sia ancora valutare dal punto di vista ambientale quanto può cambiare quel quartiere di Milano».
Il Piemonte vorrebbe ospitare qualche disciplina, il sindaco Sala li ha già respinti. I giochi sono chiusi?
«Faccio una battuta: se ci portano in Lombardia e in Veneto l'Atp di tennis, magari possiamo concedere
qualche gara olimpica anche a Torino. Scherzi a parte, è vero che loro hanno già ospitato i Giochi nel 2006, ma è difficile riprogrammare il masterplan adesso. Attualmente questa ipotesi non viene presa in considerazione».
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