Milano corre. Il Pil è cresciuto negli ultimi cinque anni del 9,7%, il doppio rispetto alla media nazionale (+4,6%), conta nei registri 10.700 imprese a proprietà straniera e 11,8 aziende ogni cento abitanti, viene scelta da oltre 7,6 milioni di turisti all'anno, è prima tra le città italiane più ricercate su Google. Il fallimento delle imprese? Si aggira intorno al 2,6%. In questo contesto positivo (fotografato dall'Osservatorio Milano 2019) si inserisce il bilancio presentato ieri dal Comune sugli aiuti stanziati per accompagnare la nascita di start up o supportare i commercianti danneggiati dai cantieri. Le aziende nate o sostenute in otto anni dall'amministrazione sono 1.298, e se 694 erano già impiantate in città prima del 2014 altre 604 hanno potuto lanciarsi sul mercato (anche) grazie ai contributi e in 226 casi si è trattato di start up innovative, e il 96% sono tuttora attive, segno che l'idea aveva buone basi per crescere, solo il 4% (e tutte prima del 2017) sono cessate. Il Comune ha investito 34 milioni di euro dal 2012, la fetta più grande (13,3 milioni) sono andati proprio alla nascita di nuove imprese, con bandi focalizzati sugli insediamenti in periferia, e con punteggi in più alle donne. Altri 11,2 milioni sono stati riservati ai negozi e artigiani che hanno subito i danni dei cantieri per la M4, altri 7,2 milioni agli incubatori, 3,2 a imprese già consolidate. L'assessore al Commercio Cristina Tajani ha fatto presente che gli aiuti sono andati attraverso bandi ad hoc anche alle imprese di prossimità (precisamente 390). E le nuove imprese negli otto anni «hanno generato 8.899 posti di lavoro e un fatturato di oltre 1,4 miliardi, una media di 400mila euro per impresa».
Ma al Comune arriva anche il pressing delle associazioni di categoria ad accorciare i tempi della burocrazia, che rischiano (altrimenti) di azzerare nei fatti alcuni sostegni. É il caso dei negozi danneggiati dai cantieri della linea 4 della metropolitana. «É ovvio - puntualizza il segretario generale di Confcommercio Milano Marco Barbieri - che 11,2 milioni di aiuti sono importanti, ma se consento di sdoppiare la licenza e poi ci impiego tre anni per aprire un chiosco, non funziona, il commercianti ha bisogno ora di avere un'entrata alternativa per reggere». Precisa che «i dati del Comune sul sostegno al tessuto imprenditoriale milanese sono importanti e, al di là dei numeri, mettono in risalto il costante dialogo e confronto che, con l'amministrazione comunale, abbiamo per trovare soluzioni a problemi specifici. Un dialogo che confermiamo e che proseguirà». Ma bisogna anche, prosegue Barbieri, «fare uno sforzo in più per togliere lacciuoli burocratici che limitano la capacità delle imprese nel creare eventi e iniziative. Aiutare le imprese significa, inoltre, continuare a collaborare in stretto raccordo con le istituzioni.
E siamo fortemente preoccupati per la ricaduta sulle attività economiche dell'emergenza coronavirus, dobbiamo essere pronti a trovare soluzioni condivise per superare questo difficile momento». Anche il segretario generale dell'Unione Artigiani Marco Accornero avverte che «occorre sciogliere i nodi burocratici che rallentano e rendono difficoltoso l'avvio di attività».ChiCa
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