Albertini fa il duro: «Non mi ritiro» Pronte tre liste, aspettando Monti

Albertini fa il duro: «Non mi ritiro» Pronte tre liste, aspettando Monti

C'è l'Albertini «sindaco di Lombardia». E poi c'è l'Albertini «piccolo Monti». C'è «l'amministratore di condominio» che vuole occuparsi del palazzo più alto di Milano, il Pirellone, e l'aspirante leader politico centrista ed europeista. Quindi mette in pista almeno due liste, Gabriele Albertini. Una è la «Lombardia civica», che è stata presentata ieri e concepita per accogliere la società civile. Professionisti, docenti, magistrati e altri firmatari di un appello per la sua «discesa in campo» alle Regionali. Fra gli altri l'ex assessore Stefano Zecchi, l'avvocato Daria Pesce, il fondatore di «Rinascimento italiano» Arturo Artom, gli imprenditori Pietro Sbaraini e Gianfranco Librandi, la docente pavese Giovanna Riccardi, l'ex procuratore capo di Varese Giovanni Pierantozzi. Poi c'è la gamba politica, la «Lombardia Popolare». Un contenitore fatto apposta per attrarre eventuali (per ora solo tali) esponenti del centrodestra «ufficiale» decisi a prendere altre strade. Magari attratti dalle sirene del montismo - un canto che peraltro appare sempre più flebile. Quanto sia incerto questo disegno lo si è capito anche da Mario Mauro, capogruppo europeo del Pdl. Presente anch'esso alla presentazione della lista albertiniana, Mauro è stato molto cauto sui rapporti interni: «Non mi risulta che ci siano decisioni del mio partito che ostano alla candidatura di Albertini - ha detto - né altre che indichino in qualcun'altro il candididato del Pdl». Mauro ha ricordato che «ministri e vice ministri del Pdl hanno in passato guidato formazioni contrapposte in occasione delle elezioni regionali, ad esempio in Sicilia». Tutto sarebbe derubricato insomma a «dissenso» sulla scelta di un'alleanza a trazione leghista. Ma sempre restando dentro il Pdl. Il rischio per Albertini, quindi, è che la gamba politica della coalizione si limiti al solito tandem Udc-Fli (i finiani). I due partiti terzopolisti - ieri erano rappresentati da Pierluigi Mantini e Giuseppe Valditara - hanno poi i loro bei problemi. I primi comunque presenterebbero una loro lista, gli altri avrebbero alcune candidati politici nella «lista civica». Albertini ha ipotizzato anche un sostegno dell'ala destra del Pdl, che ha appena battezzato il suo movimento: Fratelli d'Italia. Su questo possibile sostegno l'ex braccio destro di Albertini, Riccardo De Corato, è stato piuttosto freddo: «Se sostenere Albertini o Maroni è ancora da vedere - ha detto - Dobbiamo capire chi è il candidato del Pdl». «Il senatore Mantovani - ha spiegato - ci ha detto che Albertini non è il loro candidato. Aspettiamo che il Pdl ci indichi la strada visto che siamo ancora in coalizione con loro».
D'altra le possibilità che il Pdl possa sostenere Albertini sono, per sua stessa ammissione, fragilissime. Una «pallidissima speranza» l'ha definita in pratica l'ex sindaco, che ieri ha scritto a Silvio Berlusconi.

E ha rifiutato - è la sua versione - una candidatura al Senato: «Non condivido - ha scritto fra l'altro - che il partito che hai fondato devii dalla linea popolare ed europeista per aderire ad un'alleanza con la Lega, movimento con connotati demagogici e programmi populisti ed anti-europei». I rapporti sono dunque cristallizzati a un passo dalla rottura. Tanto che Albertini è tornato a spiegare che, abbandonata l'idea di stracciare la tessera, potrebbe lasciarla scadere.

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