Aler, parte la guerra delle poltrone

Una montagna di poltrone. Ma la possibilità di tagliarne 154 e di risparmiare 15 milioni di euro in soli tre anni. Perché Aler, oltre che azienda lombarda per le case popolari, significa 13 aziende autonome (una per provincia, più Busto Arsizio), 13 presidenti, 13 direttori generali, 13 collegi sindacali e 13 organismi di vigilanza. Oltre a consulenze esterne moltiplicate per 13, così come le funzioni aziendali e i sistemi informativi. E solo «efficientando» del 10 per cento la burocrazia interna, si risparmierebbero altri 10 milioni all'anno.
Ecco perché quella dell'Aler potrebbe essere la prima grande riforma dell'era Maroni che ha già nominato i commissari per far luce su bilanci dissestati dalla morosità degli inquilini, ma anche da consulenze e spese fori controllo. Una partita che si è fatta incandescente dopo la proposta di legge della giunta in Regione che vuole un'unica azienda e cambiare il nome in Alpe. Di contro la Lega in consiglio ha presentato una sua proposta di legge con 4 agenzie, così come 4 sono quelle del documento di Pd e Patto civico. Ultimo il progetto di legge presentato dal capogruppo del Pdl Mauro Parolini e dal presidente della commissione Territorio Luca Del Gobbo che chiede «una maggiore semplificazione della governance, con una sensibile riduzione del numero di Aler che passano dalle attuali 13 a 7 agenzie». Mentre Milano che da sola gestisce 60mila alloggi, avrebbe «una società unica contemperata da forme di articolazioni sul territorio in grado di garantire una gestione articolata su più unità funzionali». E quindi ora il borsino oscilla tra le 7 agenzie di questa proposta Pdl all'unica che piace al governatore Maroni. Ma anche al consigliere pdl Fabio Altitonante la cui riforma prevede l'unificazione e il taglio di 154 poltrone. «In questa fase di confusione all'interno del partito - il suo attacco al capogruppo e all'anima ciellina del Pdl - dispiacerebbe che qualcuno prendesse la palla al balzo e che per preservare qualche poltrona si perdesse di vista una grande riforma come quella di cui l'Aler ha bisogno». Con Parolini che, invece, parla di una «soluzione originale, efficiente, ma allo stesso tempo rispettosa delle autonomie e con un modello organizzativo più vicino ai bisogni del territorio».
Un equilibrio che sarà il consiglio a dover trovare.

Di certo c'è che tra direttore, cda e collegio dei sindaci l'Aler spende ogni anno 5milioni e 274mila euro. Solo il direttore dell'Aler Milano (bilancio 2011) ne costa all'azienda 308mila. E sempre nel 2011 a Milano la differenza tra entrate da canoni e costi gestionali indica un rosso vicino ai 27 milioni di euro.

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