Allarme profughi, appello della Caritas: «Ora aprite le chiese»

I centri di accoglienza sono al collasso dopo i nuovi arrivi Don Davanzo: «Le parrocchie si mettano a disposizione»

L'appello a non portare più aiuti in Stazione è rimasto senza ascolto: la gente continua ad arrivare, carica di viveri, shampoo, altri generi di conforto. «Andare nei centri è più complicato, bisogna prendere appuntamento. Qui è tutto semplice e diretto» spiegano due donne che hanno portato la spesa del supermercato alla Galleria delle Carrozze, dove tanti Eritrei e Siriani continuano a scendere dai treni e a raccontare le loro odissee. Nei numeri la situazione è meno drammatica dei giorni scorsi, ma donne e bimbi si accalcano per terra, in attesa di cibo. E dopo la chiusura del mezzanino, nonostante l'apertura di posti letto e del Cara di via Corelli che sarà pronto a breve, capita ancora di assistere a situazioni di degrado grave.

La Caritas ambrosiana, in prima linea nell'accoglienza, si dichiara allo stremo. Con il blocco delle frontiere del Brennero e di Ventimiglia, le strutture di accoglienza sono arrivate oltre il limite della capienza. Don Roberto Davanzo, direttore di Caritas ambrosiana, vista l'emergenza umanitaria, moltiplica la pressione sul governo ma invita anche a spalancare le porte delle chiese.

«L'auspicio è che le nostre parrocchie si diano occasioni di riflessione e di approfondimento del problema. E magari mettano a disposizione qualche struttura, non tanto per l'emergenza quanto per coloro che si fermeranno».

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