Pisapia congela il bilancio fino a settembre. E gli altri Comuni restano a bocca aperta. Per carità, tutti i sindaci lombardi stanno facendo i salti mortali per chiudere la manovra finanziaria delle loro città, ma nessuno per ora si è affidato al trucchetto della proroga del provvedimento. In molti sono stati tentati, ma alla fine è prevalso il senso di responsabilità: bloccare il bilancio significa infatti bloccare gli investimenti per la manutenzione delle strade, delle scuole, per i servizi agli anziani e per le opere pubbliche. Cioè vuol dire non mettere benzina nei progetti per la città.
«I Comuni non chiedono il rinvio dell'approvazione - spiega Alessandro Cattaneo, sindaco di Pavia e presidente Anci -. Piuttosto chiedono al governo condizioni certe per costruire i bilanci. Abbiamo bisogno di sapere quanti saranno i finanziamenti su cui possiamo contare». Solo su un punto la scelta dei Comuni si allinea con la decisione di Pisapia: la tempistica. Il sindaco di Milano temporeggia fino a settembre. E proprio a settembre (se va bene entro un paio di mesi) sarà ufficiale la riforma nazionale sulla tassazione. Ma c'è una bella differenza tra approvare o meno il bilancio entro la fine di giugno. «Se non si approva la manovra - spiega Cattaneo - si è costretti a ragionare in dodicesimi e si corre il rischio di fermare tanti finanziamenti». Per evitare di navigare a vista, la maggior parte dei sindaci ha deciso invece di approvare la manovra e di correggerla in seguito, quando saranno chiare le incognite sulle tasse.
A Milano si programmerà ogni cosa mese per mese. «Per quanto riguarda le opere - spiega l'assessore ai Lavori Pubblici Carmela Rozza - cominceremo a preparare tutto quello che va fatto prima della fase del finanziamento effettivo. E cioè gli appalti, i progetti preliminari, eccetera. In questo modo non faremo slittare i lavori. Per quanto possibile utilizzeremo i soldi stanziati nel 2012 e quelli recuperati dagli avanzi degli anni precedenti».
Tuttavia la scelta di Pisapia lascia attonito tutto il centrodestra di Palazzo Marino che vede nel rinvio «un alibi per camuffare gli errori del passato, le decisioni non prese». «Un conto - fa notare il consigliere comunale Pietro Tatarella (Pdl) - sarebbe stato chiedere la proroga con un bilancio già pronto, un altro è farlo a trenta giorni dalla scadenza. L'impressione è che Pisapia chieda il rinvio perché non è in grado di chiudere il bilancio».
Il problema, secondo il capogruppo pidiellino Alan Rizzi, non è dovuto solo all'incognita tasse ma il buco nei conti «è frutto della politica degli ultimi due anni. Ora, chiedere aiuto al governo è una presa in giro. Il Comune si prenda le sue responsabilità e apra una revisione seria sul bilancio».
Palazzo Marino si mette al riparo: se la proroga viene accettata, nelle casse del Comune entrano comunque i soldi versati dallo Stato. E per i cittadini cosa cambia? Imu e Irpef non spariscono, vengono solo rinviate a settembre.
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