Fa un certo effetto osservare oggi le foto degli anni Venti: neanche cento anni sono passati, e Milano appare completamente diversa. Non pensiamo ai nuovi quartieri o al traffico ma al suo rapporto con l'acqua. Milano era una specie di «città fluviale» di pianura con le tante vie d'acqua che la percorrevano e che solo l'antica toponomastica pare ricordare. Via Senato, via Arena, corso Italia, via San Damiano, la stessa Porta Romana: tutto il centro dei bastioni era attraversato da barconi e ponticelli.
Di questi specchi d'acqua cittadini, vie di comunicazione e riflessi di bellezza, resta memoria negli scatti esposti a Palazzo Morando fino al 13 febbraio nella mostra «Milano tra le due guerre.
Alla scoperta della città dei Navigli attraverso le fotografie di Arnaldo Chierichetti» (catalogo Silvana editoriale). Chierichetti (1887-1975) non è stato un milanese come tanti: inizia a lavorare da bambino, si appassiona all'ottica e apre uno dei più importanti negozi di occhiali di Milano, in corso di Porta Romana. È anche uno sportivo (socio molto attivo della Canottieri), un avventuroso escursionista e, da buon ottico, grande appassionato degli obbiettivi: se per lavoro cerca con lo sguardo i difetti di vista dei clienti, il tempo libero lo passa a cogliere con la sua macchina fotografica l'anima della città. A cent'anni dalla fondazione del suo negozio di ottica, portato avanti dagli anni Settanta dalla figlia, il lavoro di fotoreporter viene celebrato in questa mostra curata da Stefano Galli con il sostegno di comune, regione e dell'associazione Spirale d'Idee.
I 140 scatti esposti si traducono in un omaggio ai cambiamenti della città tra gli anni Venti e gli anni Quaranta: c'è la via Francesco Sforza occupata dal naviglio, ci sono i carretti, c'è la darsena così diversa da come appare oggi, c'è soprattutto una Milano in bianco e nero dove il rigore delle architetture trova riposo nei corsi d'acqua, regalandoci scorci davvero poetici come quello del vicolo della Lavandaie. Arnaldo Chierichetti, nella sua ansia di catturare in un clic i quartieri a lui più cari, ci ha lasciato una preziosa testimonianza della Milano che fu.
Quando, sul finire del 1930, sarà completata la copertura dei Navigli per favorire l'avanzata delle auto e l'industrializzazione della metropoli, la macchina fotografica di Chierichetti immortala tutti i vorticosi cambiamenti: oggi, in mostra, grazie a quegli scatti possiamo compiere un piacevole viaggio nel tempo.
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