In amore e in guerra, recita l'adagio, tutto è lecito. Ma se guerra e amore coincidono? In quel caso accade «La Guerra dei Roses», e sono veramente guai. In scena al Teatro Manzoni da questa sera al 26 novembre in un adattamento del regista e attore Filippo Dini (ore 20.45, domenica ore 15,30, ingresso 35-23 euro, info 02.76.36.901.), questo capolavoro della black comedy si veste di teatro dopo un successo letterario (per la penna di Warren Adler) e, soprattutto, dopo un grande successo cinematografico datato 1989, con Michael Douglas e Kathleen Turner protagonisti e il piccolo grande Danny DeVito nel ruolo di attore comprimario e regista.
La storia è nota ai più: due giovani si conoscono e si innamorano, uno dei due (guarda caso lei, Barbara) fa un passo indietro e spinge l'altro (guarda caso lui, Oliver) al successo professionale, tutto sembra procedere borghesemente bene quando, un giorno, lei dice basta. E decide di annunciare al mondo, ma prima di tutto al marito, che esiste. Lui non la prende bene, e partono le schermaglie di confine che, ben presto, si trasformano in guerra. Dove finisca questa guerra lo spiega, con un pizzico di studiata vaghezza, la protagonista Ambra Angiolini, al ritorno al Manzoni dopo il successo della stagione scorsa in «Tradimenti» di Harold Pinter: «Finirà nei pressi di un lampadario e, nemmeno troppo metaforicamente, all'inferno». L'attrice romana, una solida carriera sul grande schermo in cinema d'autore e commedie brillanti, divide la disfida con Matteo Cremon, anch'egli popolare per ruoli in tv e cinema: «Entrambi spiega Ambra Angiolini sapevamo che questa 'Guerra dei Roses' non poteva essere come quella del film: quella straordinaria commedia viveva sui primi piani e sul montaggio, sugli sguardi e i sopraccigli alzati dei protagonisti. In teatro tutto ciò non è possibile. La grande intuizione di Filippo Dini è stata quella di non badare a spese per la scenografia e costruire un ambiente che avesse una vita propria e cambiasse insieme al rapporto tra i protagonisti, dal dispetto alla rabbia ai piani criminali per eliminarsi».
Ma se «La Guerra dei Roses» è una storia così celebre è perché spiega ancora Ambra Angiolini - «ha saputo mostrare il dolore dietro alle situazioni paradossali e alle risate che la commedia provoca. Una cronaca di dispetti reciproci non avrebbe avuto senso». Chi ha affrontato una travagliata separazione coniugale lo sa bene anche se non sempre, grazie al cielo, va a finire così.
I Roses sono l'eccesso, ed è per questo che ci divertono e, allo stesso tempo ci ammoniscono. Come spiega la stessa attrice romana: Quando il mio ex compagno è venuto alla nostra prima andata in scena gli ho detto: hai visto cos'hai rischiato? Dimmi grazie: con me non è successo.
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