Ambra: nei «Tradimenti» non c'è nulla di scontato

La Angiolini protagonista della commedia di Pinter «Con Placido uno spettacolo di fuoco e passione»

Ferruccio Gattuso

Sessantotto, stagione di illusioni politiche con conseguenti tradimenti. Ma anche stagione di utopie erotiche e sentimentali, cullate nel mito dell';amore libero e delle corna se non esibite, perlomeno consumate senza borghesi sensi di colpa. Di questo, o meglio anche di questo, parla «Tradimenti» di Harold Pinter, commedia amara che non a caso un ex giovane disilluso del Sessantotto, Michele Placido, porta in scena come regista al Teatro Manzoni da questa sera al 29 gennaio (re 20.45, domenica ore 15.30, ingresso 35-23 euro, info 02.76.36.901), con Ambra Angiolini, Francesco Scianna e Francesco Biscione protagonisti. Sono loro al centro di una storia ambientata tra Londra e Venezia tra gli anni 1968 e 1977, che il grande drammaturgo britannico, premio Nobel per la Letteratura nel 2005, sceglie di dipanare a ritroso, partendo dall'epilogo per risalire alle ragioni che spiegano la rottura di una storia sentimentale. Spetta al pubblico, dunque, la lettura (e la scoperta) progressiva di segreti e ipocrisie mimetizzati in un decennio che è poco definire problematico, da un incontro in un bar nel 1977 a una festa con alcol e droghe in pieno Sessantotto. La forza del racconto, come sempre in Harold Pinter, sta nella scrittura nitida: «Una scrittura che sembra una partitura musicale, con pause e silenzi fondamentali - spiega il siciliano Francesco Scianna Quando come attori ci abbandoniamo a questa partitura, il pubblico lo avverte immediatamente». Per Ambra Angiolini, «Tradimenti» è «un testo difficile e pieno di tranelli, che ogni sera è una conquista. Personalmente trovo nel mio personaggio una donna inafferrabile, che mi spinge a una continua sensazione di ricerca. Insomma, io sono la prima a non annoiarmi mai. C'è poi un contrasto intrigante tra il tradimento come è vissuto dai protagonisti anglosassoni della piéce e come invece lo percepiamo noi italiani. Noi il tradimento lo viviamo in un modo passionale, i britannici tolgono più che aggiungere». Nulla è dunque scontato, in «Tradimenti», nel meccanismo apparentemente classico mosso da un marito, una moglie e un amico di cui, evidentemente, non ci si doveva fidare. «La caratteristica di Pinter spiega Ambra Angiolini - è che non ostenta e non giudica, apre semplicemente una finestra sui fatti, lasciando al pubblico il potere di giudizio». A proposito delle indicazioni registiche date da Michele Placido, l'attrice romana sceglie di spiegarle con l'ironia: «Molte non si possono dire perché sono parolacce sorride Una cosa è sicura: andrebbero messe in scena anche le prove di uno spettacolo con Michele: lui è fuoco e passione».

Forse perché, come spiega nelle note di regia lo stesso regista, in un testo di questo tipo ci sono molte delle sue illusioni e dei suoi errori: «La storia di quegli anni spiega Placido parla, e non solo per me, di amori finiti, ma soprattutto di tradimenti ideologici e sociali. É un testo che si può leggere non solo come la fine di una storia d'amore, ma anche come un totale fallimento di un'utopia che voleva cambiare il pensiero occidentale».

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