A proposito di rinnovamento e di sguardi rivolti al futuro, Marx e Lenin (forse anche Umberto di Savoia), entrano nella campagna elettorale. La sfida fra Roberto Maroni e Umberto Ambrosoli è tiratissima. Bersani ieri ha promesso che tornerà perché la Lombardia è decisiva. Maroni l'ha accusato di volere «che i nostri soldi continuino a essere spesi per il sud». Ambrosoli, da parte sua, si è accorto che deve alzare i toni, non potendosi permettere di puntare su una forza d'inerzia che non c'è, o se c'è premia il centrodestra. Galvanizzato forse dalla presenza a Milano del segretario Pd, dunque, il candidato della sinistra ha voluto mostrare i denti. Così, dopo aver martellato per giorni sulla Lega, ieri ha pensato bene di puntare il suo rivale, andando a ripescare dagli archivi una sua giovanile militanza nella sinistra. Probabilmente attingendo dalla più comune delle biografie on line, Ambrosoli ha attaccato così il collega (due volte tale - sono entrambi avvocati): «Quando ero appena nato - ha detto - lui militava già nei marxisti leninisti». Maroni non ha dato troppo peso alla cosa: «Ambrosoli l'è un brau fioeu» - ha risposto sostanzialmente - un bravo ragazzo che pensa al passato.
Il guaio è che l'attacco di Ambrosoli non è stato preso bene a sinistra, dove un'accusa del genere non è affatto vista come accusa. Per larghe frange del Pd l'antica militanza «marxista-leninista» è un passato da non rinnegare, o da rivendicare. Se ci fosse insomma nella biografia maroniana un consistente passato comunista, questo sarebbe visto come un'«attenuante», se non un titolo di merito. «Non mi pare abbia molta rilevanza, anzi...» ha commentato perplesso Mirko Mazzali, esponente della «vendoliana» Sel. Ambrosoli insomma ha commesso una gaffe, parlando - come si usa dire - di «corda in casa degli impiccati». La conferma? Basta scorrere le liste elettorali Pd, guidate dalla veterana Barbara Pollastrini, ricordata come leader universitaria dei maoisti di «Servire il popolo». Altra significativa candidatura poi è quella di un antico filosofo operaista come Mario Tronti, che - biografia per biografia - fu militante del Pci anni 50 e poi se ne allontanò per criticarlo «da sinistra», fondando «Quaderni Rossi» e «Classe Operaia». Un vero, serio, rivoluzionario. Curriculum prestigioso, peccato veniale o incidente ideologico? Agli elettori del Pd, magari moderati e cattolici, l'ardua sentenza. A scrutare il passato, poi, si rischia il paradosso per cui quegli stessi militanti della sinistra, compresi gli alleati «rifondaroli», potrebbero considerare ancor più indigeribile il profilo da conservatore dello stesso Ambrosoli.
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