Gli ambulatori specialistici e la farmacia sempre fornita

I numeri sono quelli di un grande cataclisma, crude cifre di una grave emergenza che fa pensare e lascia l'amaro in bocca. Una trincea quotidiana contro la Povertà è attiva a Milano da oltre cinquant'anni, una presenza meticolosa, puntuale e silenziosa. L'Opera San Francesco per i Poveri (Osf), con i suoi 700 volontari, una delle istituzioni più importanti della città, elargisce gratuitamente solidarietà ed assistenza agli emarginati con mensa, poliambulatorio e varie unità abitative di prima assistenza e breve soggiorno per le giovani madri e in altri casi eclatanti di bisogno.
Nel corso del 2013 sono stati somministrati 858.220 pasti, sono state accolte 27.208 persone, si sono avuti 66.633 ingressi alle docce, i cambi d'abito sono stati 12.522 mentre le visite mediche 40.104. C'è poi un dato inquietante che cresce. La dizione tecnica è «prima etnia paritaria». Ed è proprio la nostra, che forse è destinata a superare quella dei migranti. Vuole dire che, a causa della crisi, aumenta a ritmo inarrestabile il numero degli italiani che si trovano in povertà assoluta e sono costretti a ricorrere all'assistenza dell'Opera. La prima etnia è quella proveniente dalla Romania, con un l'11,6% di presenze sul totale. L'Italia è seconda con l'11,5%. Seguono Egitto (10,1%), Perù (8,2%) Marocco (7,8%), Sri Lanka (5,4%), Bangladesh (4,6%), Ecuador (4,0%). Altri 41,4%. Numeri e percentuali che fanno riflettere. San Francesco non solo predicava, ma testimoniava, agiva e dava esempio. Così, nel 1959, fra' Cecilio dei Frati Cappuccini di viale Piave a Milano decise di dare l'esempio, iniziando a questuare solidarietà per i poveri e i derelitti. L'incontro con l'industriale milanese Emilio Grignani, illuminato mecenate cattolico, fu determinante per la nascita dell'Opera San Francesco per i Poveri. Da allora è stata fatta tanta strada.
«Nei secoli, fino ai nostri giorni, la solidarietà, in particolare nei confronti del povero, si concretizza nel donare - commenta Padre Maurizio Annoni, presidente di Osf - l'elemosina è l'eredità e la giustizia cui hanno diritto i poveri. I Cappuccini, discepoli del francescanesimo, sono tuttora come scriveva il Manzoni nei Promessi Sposi, il mare che riceve l'acqua da tutte le parti e torna a distribuirla a tutti i fiumi. Spesso ci viene chiesto se sono tanti gli italiani che vengono al centro, se la crisi li ha fatti aumentare, se è veramente un problema così grave. Purtroppo la risposta è sì e i numeri parlano da soli: i nuovi arrivi del 2013 parlano di un italiano su otto: mille su 8mila. I parametri, le soglie, le cifre faticano sempre più a tracciare il disegno della povertà. Si allarga una terra di mezzo in cui, sempre più spesso, c'è chi, anche se non è ancora classificabile come povero, si trova in una situazione di insicurezza e vulnerabilità crescente. Per essere poveri non è necessario trovarsi in mezzo alla strada: tra le persone che vengono alla nostra mensa aumentano gli anziani soli con la pensione già finita alla terza settimana del mese, gli over 40 e 50 espulsi dal mondo del lavoro, giovani per la pensione ma vecchi per sperare di cominciare da capo».

In città, quando si dice Opera San Francesco per i Poveri, il pensiero corre immediatamente alla mensa: una struttura capace di offrire gratuitamente ogni giorno oltre 2.752 pasti caldi. A garantirne il funzionamento ci sono oltre 100 volontari, due cuochi e 12 dipendenti di una società di servizi che distribuiscono il cibo. Un segno quotidiano tangibile di grande solidarietà.

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