«Carissimi, a seguito delle richieste che da tempo mi giungono da molti amici di ufficializzare la mia personale posizione politica, confermo che non sono più iscritta, né mi sento più rappresentata, né mi riconosco più in alcun partito politico oggi esistente nella nostra amata Patria. Io sono evidentemente incompatibile con il sistema partitocratico attuale». Barbara Ciabó (nella foto) posta le sue dimissioni su facebook e sbatte ancora la porta. Questa volta quella di Fli, di cui è responsabile cittadina e che proprio a Milano pensava di poter raccogliere un buon numero di adepti. E soprattutto di teste pensanti, uomini e donne desperienza in grado di dare unossatura al partito che stava nascendo dopo labiura di Gianfranco Fini al berlusconismo. Era piena la sala di via Mascagni quel 26 ottobre del 2010 quando lo stesso Fini annunciò che proprio a Milano, per sfregio a Berlusconi, sarebbe nato il suo nuovo partito. Giocando con il nome del teatro, proprio il Giornale scrisse di un Fini che giocava un «Derby degli ex», perché ad applaudirlo in prima fila non cerano proprio politici di primo pelo. «In Lombardia - assicura Italo Bocchino - abbiamo il record di circoli e iscritti». Sembra passato un secolo, perché non ci voleva un raffinato politologo per capire che lì di domani non ce nera poi molto. Solo vecchi politici più o meno giustamente irritati con il Pdl che non aveva saputo dare il giusto riconoscimento alle loro qualità, traducendo magari in qualche poltrona. Una foto di gruppo da cui sono già spariti Tiziana Maiolo, Gian Paolo Landi di Chiavenna e Andrea Ronchi. Edoardo Croci, Paolo Massari e Tomaso Staiti di Cuddia che si erano solo avvicinati. E si dice soffrano in silenzio Manfredi Palmeri che fu candidato sindaco e Giuseppe Valditara.
«Mi ribello al sistema dei partiti nel suo complesso - ha raccontato la Ciabò ad Affaritaliani.it - Ho deciso di dimettermi da questo sistema schifoso. Fli? Non mi ci ritrovo più». Poi spiega. «Mi sono resa conto di essere incompatibile con i partiti attuali». E prosegue: «Il problema non è Fli. Il problema è che siamo in mano a unoligarchia che pensa solo di governare servita e riverita e di riconfermarsi al potere per altri cinque anni. Sono tutti uguali. I partiti non rappresentano più i cittadini.
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