Anziana uccisa a Rho Si indaga tra i conoscenti

Antonietta Migliorati non aveva nemici. Al vaglio le sue frequentazioni: conosceva bene l'assassino?

Cristina Bassi

Su un punto la Procura è stata perentoria: massimo riserbo sulle indagini in corso per dare un nome all'assassino di Antonietta Migliorati. La vedova di Rho, 73 anni, è stata trovata morta in bagno dalla figlia nella serata di giovedì. Aveva diverse ferite da coltello a collo e gola. Una morte misteriosa, su cui lavorano senza sosta i carabinieri del Nucleo investigativo di Monza, coordinati dal pm Antonio Cristillo.

I primi passi investigativi sono stati quelli di escludere alcune eventualità: la vittima non aveva avuto dissidi o motivi di astio con alcuno, né in famiglia né fuori. Nessuno le voleva male. Non è stata rapinata, in casa infatti non mancava nulla. Conduceva una vita tranquilla, tra il gruppo di cammino con i coetanei, i caffè con le amiche e le ore passate con figli e nipoti. Zero elementi insomma, che possano indicare un possibile colpevole. Rimane da scandagliare la cerchia delle conoscenze di Antonietta Migliorati, che è descritta da tutti come una persona molto socievole, cordiale e dalla vita sociale piena. Chi frequentava la pensionata e chi ha incontrato nelle ultime ore prima del delitto? Il suo cellulare e i suoi movimenti sono sotto osservazione. Da alcuni ambienti investigativi è gradualmente trapelata la sensazione di essere vicini alla soluzione del giallo. Manca un tassello fondamentale, certo: l'arma del delitto. Cercata senza sosta e senza successo dai militari. Una delle piste seguite dagli inquirenti è quella «passionale». Delle amicizie della donna, più o meno strette. Forse l'anziana si è fidata della persona sbagliata? Un uomo che ha frainteso la natura del loro rapporto? Che ha perso la testa quando lei ha voluto rimetterlo al suo posto? È una delle ipotesi, preziosa per restringere il cerchio dei sospettati. Quello che sembra invece probabile è che Antonietta conoscesse bene il suo assassino. Si tratterebbe di qualcuno che ha fatto entrare, pur essendo in abiti «da casa», che ha potuto raggiungerla in bagno senza destare sospetti. Oppure che l'ha colta di sorpresa, sapendo che era solita lasciare la porta socchiusa. La vittima non avrebbe reagito né lottato per difendersi, la casa era in ordine. Non c'erano indizi di una colluttazione in giro e non ci sarebbero ulteriori segni di violenza sul corpo, oltre alle coltellate. Lo scenario dell'amico o conoscente appare più plausibile di quello di un intruso, truffatore o rapinatore, diventato killer.

Chi ha accoltellato la 73enne ha comunque rischiato molto, agendo quando ancora non era sceso il buio e in una casa piccola, in cui poteva essere visto o sentito dall'ingresso. I carabinieri hanno ascoltato e riascoltato parecchie persone: familiari, vicini di casa, componenti del gruppo di amici e coetanei.

Persino passanti e residenti della zona, nella speranza che qualcuno abbia notato un dettaglio utile. Altre risposte fondamentali arriveranno dall'autopsia, che sarà eseguita la prossima settimana, e dall'analisi delle immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza installate in zona.

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