Il traffico di stupefacenti lungo l'asse Paesi Bassi-Como-Milano? Una passeggiata per i sette albanesi di Durazzo, i fratelli Ajazi, imparentati con la famiglia dei Proshka. Abilissimi anche nel realizzare inimmaginabili doppifondi nelle auto o affittare box e appartamenti un po' dovunque per nascondere le armi e naturalmente i panetti di droga (anche marijuana, ma soprattutto roba da business vero, cioè cocaina ed eroina) che poi spacciavano tra il Comasco, la Brianza e anche a Milano, alla Comasina e a Quarto Oggiaro. Un meccanismo perfettamente oliato dalla parentela, si capisce. L'unico «estraneo» - finito in cella in Germania già un anno fa dopo essere stato pizzicato con 5 chili e mezzo di cocaina in auto - era un italiano che faceva il corriere tra l'Olanda e l'Italia. Un tizio che, a giudicare dai soprannomi che gli avevano affibbiato - «Rocky» Balboa» e «Rocco Siffredi» - doveva essere un duro, con un discreto talento nel menare le mani.
Gli investigatori della sezione criminalità straniera della squadra mobile, diretti da Vittorio La Torre, hanno arrestato otto uomini (7 albanesi e un italiano, tutti già in carcere tranne tre albanesi catturati ieri mattina nel Comasco, tra Mariano Comense e Cabiate e un altro loro connazionale a cui la polizia sta ancora dando la caccia) dietro richiesta della procura di Como (pm Antonio Nalesso, gip Francesco Angiolini) che li tutti accusa di traffico di droga e possesso di armi.
Questa inchiesta - chiamata «B Square» dal nome di un bar di Mariano Comense dove i trafficanti s'incontravano per discutere del loro business - parte da un filone nato da un'indagine precedente sullo sfruttamento della prostituzione, iniziata nel dicembre 2017 e terminata tre mesi dopo, durante la quale finirono in manette tra Como, la Brianza, Varese, Milano e la Riviera romagnola 22 uomini albanesi e una donna romena. Allora la Mobile milanese, sempre coordinata dalla Procura di Como, rinvenne in un box di Mariano Comense panetti di cocaina ed eroina - 17 chili in tutto - insieme a due pistole mitragliatrici, a un revolver con il numero di matricola abraso e a un'arma semiautomatica.
«L'organizzazione aveva clienti fissi che incontrava in bar o in locali pubblici vendendo loro
droga dal principio attivo molto alto - spiega La Torre -. Abbiamo documentato attraverso le intercettazioni anche cessioni da mezzo chilo di cocaina, sostanza che questi trafficanti albanesi vendevano a 35mila euro al chilo»
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