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Assale e molesta madre davanti alla sua bimba: gambiano in manette

In pieno giorno, il clandestino si è buttato su una donna con la figlia di appena 7 anni

Luca Fazzo

Via Galileo Galilei: pieno centro cittadino, a ridosso di piazza Gae Aulenti e della neonata Biblioteca degli Alberi. Orario: le sei di venerdì pomeriggio. Se c'erano un posto e un momento in cui la madre e la sua bambina potevano sentirsi sicure, erano quelli. Invece l'incubo si è materializzato sotto forma di un uomo totalmente ubriaco, che è saltato addosso alla giovane donna palpandola a ripetizione, cercando di metterle le mani sotto i vestiti e di attirarla a sé. L'aggressione è durata a lungo, sotto gli occhi terrorizzati della figlia di sette anni, che difficilmente dimenticherà la scena cui le è toccato assistere. Solo le urla terrorizzate della vittima hanno fatto sì che alcuni passanti si avvicinassero alla scena, e che l'aggressore demordesse.

Non ha fatto molta strada. La donna, appena si è ripresa dallo choc ha fermato una gazzella dei carabinieri che passava nella via e ha raccontato quanto era appena successo. «Me lo sono trovato davanti all'improvviso - ha spiegato - e mi ha bloccato la strada. Ha iniziato a toccarmi all'interno delle gambe e poi gli organi genitali, io non sapevo come mettermi in salvo anche perché dovevo occuparmi della incolumità della mia bambina». L'equipaggio del 112, dopo essersi sincerato che la donna non avesse bisogno di essere accompagnata al vicino pronto soccorso, si è messo alla ricerca del pervertito. Poche decine di metri più in là, hanno notato un uomo che corrispondeva alla descrizione, intento a fare i suoi bisogni contro un albero davanti all'arco di Porta Nuova. Quando i carabinieri si sono avvicinati chiedendogli i documenti l'uomo si è scagliato contro di loro urlando insulti sconnessi e sputando nella loro direzione. In qualche modo i militari sono riusciti alla fine a immobilizzarlo. A quel punto lo hanno mostrato alla vittima, che era rimasta nei paraggi, e che non ha avuto esitazioni nel riconoscerlo come l'uomo che l'aveva aggredita poco prima.

Fermato e portato in caserma è stato identificato come Lamin Locumba, trent'anni, nato in Gambia, arrivato in Italia quattro anni fa - secondo quanto lui stesso ha dichiarato - «dalla Libia, a bordo di un barcone», senza fissa dimora e senza permesso di soggiorno. La mattina dopo, davanti al giudice Guido Salvini, chiamato a convalidare il suo fermo, Locumba ha detto di non ricordare assolutamente nulla di quanto accaduto nel pomeriggio precedente, «avevo bevuto molte birre e non mi sono reso conto di quel che accadeva».

Il giudice Salvini oltre a convalidare l'arresto ha spedito Locumba in carcere in attesa di giudizio. Secondo il magistrato «l'indagato è soggetto straniero irregolare in Italia e privo di dimora verificabile, cosicché se rimesso in libertà si renderebbe con ogni probabilità irreperibile».

Inoltre il reato che ha commesso «comporta un elevato pericolo di reiterazione tenendo conto che l'indagato è certamente dedito all'alcol e presenta numerosi precedenti di polizia sotto varie identità».

Sarà ora il ministro degli Interni a decidere se rispedire il maniaco in patria senza aspettare il processo.

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