Crivellato di pallettoni da cinghiale, tre colpi al torace, spalla e collo, più un quarto andato a vuoto, disperso nell'abitacolo della vettura. Sono i risultati dell'autopsia e dei rilievi nell'auto dove è stato ucciso martedì sera è stata ammazzato l'ex boss Pasquale Tatone, fratello di Emanuele, ucciso appena tre giorni prima in un campo fuori Quarto Oggiaro. Un attacco frontale contro la famiglia, ridotta alla madre e al fratello Mario, che ora vivono barricati nella loro casa popolare di via Lopez 8.
I Tatone un tempo erano temuti e rispettati nel quartiere, dove controllavano il traffico di stupefacenti, poi un lento declino li ha portati ai margini della malavita che conta. Forse anche per questo qualcuno si è permesso di aprire le ostilità, deciso a sterminare la famiglia. Domenica mattina Emanuele, 52 anni, ridotto a una larva dalla tossicodipendenza, viene attirato in un agguato e ucciso a colpi di pistola insieme al suo «autista» Paolo Simone, 54 anni. Mercoledì un killer, quasi sicuramente lo stesso, attende Pasquale, 54 anni, fuori dal bar dove ha visto la partita del Milan, lo avvicina in scooter e gli spara appena sale in auto. Sul corpo l'autopsia ha trovato tracce di tre fucilate con pallettoni da 8,6 millimetri, da cinghiale, micidiali a breve distanza. Nel la vettura altro piombo: segno di un quarto colpo andato a vuoto.
Sullo stato delle indagini massimo riserbo, la polizia si limita solo a dire che una telecamera ha ripreso l'assassino, ma non in maniera da poterlo identificare, che lo scooter usato nell'agguato non è ancora stato trovato e che al momento non ci sono indagati.
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