Dodici spazi ai piani terra dei caseggiati popolari sono a disposizione di associazioni, enti, cooperative senza fini di lucro per animare i quartieri. Il Comune ha pubblicato on line il bando «Spazio quartiere» che rimarrà aperto fino al 14 febbraio. I locali sono distribuiti tra Quarto Oggiaro (via Gazzoletti, via Satta, via Vittani e via Capuana), Chiesa Rossa (vie Boifava e Giovanola) e Barona (via Teramo) e le dimensioni variano da un minimo di 28 a un massimo di 151 metri quadrati. Si potranno realizzare mostre, laboratori, seminari, attività formative e di sostegno allo studio per i più piccoli e anche interventi per la promozione sportiva. Verranno concessi in affitto per sei anni con un canone particolarmente ridotto rispetto ai valori di mercato (9 euro al mq annui per i depositi, 13 euro circa al mq annui per i laboratori, tra i 15 e i 18 euro al mq annui per i negozi). I vincitori, spiega il Comune, dovranno sviluppare attività in grado di contribuire alle forme di presidio quotidiano diffuso del territorio. «Il nostro obiettivo spiega l'assessore ai Lavori pubblici Gabriele Rabaiotti è riportare vicino alle case popolari spazi che possano venire utilizzati direttamente da chi già lavora e si impegna per migliorare i quartieri della città, come i comitati inquilini e i residenti che si riconoscono nelle autogestioni». Negli ultimi due anni sono stati lanciati altri tre bandi simili che hanno permesso di riattivare quasi 50 spazi. Ma l'assessore alla Sicurezza della Regione, Riccardo De Corato, non condivide la linea: «Il problema dei quartieri popolari - sostiene - non è la mancanza di animazione o laboratori ma la sicurezza. Il centrosinistra sostiene che la sicurezza si ottiene con attività aggregative? La metà dei residenti sono anziani che stanno chiusi in casa non perché il quartiere offra poco ma per paura di essere aggrediti. Quegli spazi ai piani terra vanno dati ad associazioni di vicinato, dando seguito all'accordo firmato lo scorso luglio con l'ex prefetto Luciana Lamorgese proprio in merito al controllo di vicinato. L'intesa verteva sul fatto che i comitati di cittadini segnaleranno su una app autorizzata atti vandalici, molestie e altri piccoli rischi.
A quel protocollo siglato da 41 comuni della Città Metropolitana, è giusto sottolinearlo, era assente Milano». De Corato fa presente che le esperienze di controllo di vicinato in molti Comuni dicono che «c'è anche un risvolto sociale, si rimettono in atto contatti tra vicini di casa e si ricrea un senso di comunità».
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