Cronaca locale

Aste da record per la Galleria Dior scuce 5 milioni all'anno

Si prende il negozio di Versace dopo ben 38 rilanci E Fendi si aggiudica quello di Armani per 2,5 milioni

Aste da record per la Galleria Dior scuce 5 milioni all'anno

Pronti a tutto per sbarcare in Galleria. Dior si è aggiudicata all'asta la boutique occupata attualmente da Versace per la cifra record di 5 milioni e 50mila euro, l'affitto più alto del «Salotto» sia in assoluto che in proporzione ai metri quadri occupati. Fendi soffia invece il posto ad Armani (che in realtà deve liberare il negozio perchè se ne è aggiudicato uno nuovo tre mesi fa) dopo 28 rilanci e un testa a testa finale contro Prada. La griffe ha bloccato il prezzo a vinto il match a quota 2 milioni e 450mila euro. Il metodo dell'asta con incanto introdotto per la prima volta in Galleria lo scorso novembre per lo spazio Telecom fa volare le entrate comunali. Armani aveva il negozio in concessione d'uso per 496mila euro l'anno. La giunta ha messo a gara le due vetrine al piano terra con ammezzato e ha aggiunto spazi liberi al primo piano portando la superficie totale a 320 mq e il prezzo a base d'asta a 872.105,40 euro. Cinque in gara: Fendi, Bottega Veneta, Damiani, Prada (per il marchio Miu Miu), e Salmoiraghi e Viganò che fa capo al patron di Luxottica Leonardo Del Vecchio. Assente Tod's anche se aveva presentato offerte per entrambi gli spazi. Alle 11.23 il notaio Todeschini e il presidente della commissione Massimo Marzolla dichiarano aperta l'asta. Rompe il ghiaccio Prada con la prima offerta a 922.050 euro e si prosegue a rilanci di 50mila euro ogni 3 minuti, l'orologio elettronico proiettato sulla parete scandisce il countdown. Damiani non fa offerte, Salmoiraghi si fa da parte quando il prezzo sale a 1,8 milioni (il doppio della base), Bottega Veneta fa l'ultimo rilancio a 2 milioni e poi proseguono fino alle 12.34 solo Prada e Fendi che si aggiudica lo spazio quando il cronometro gira per una volta senza rilanci e suona il gong. Il Comune porta a casa quasi tre volte la base d'asta.

Per la boutique di Versace la gara dura quasi un'ora e mezza , al trentottesimo rilancio Dior deve offrire cinque volte la base d'asta per fermare i «giochi». Versace finora ha versato 748mila euro di affitto l'anno, la giunta ha messo a gara i 324 metri quadri (tre vetrine al piano terra, ammezzato e piano interrato) ad una base di 950.910,80 euro. In gara tra le 12.46 e le 14.15 ci sono Dior, Hermes, Saint Laurent, Versace, Prada (Miu Miu) e Max Mara. Damiani fa la prima e unica offerta (1,010 milioni), al terzo rilancio Hermes porta subito la cifra a 2 milioni, Max Mara arriva a 2,250 milioni e si ritira, Versace a 2,3 milioni (all'inquilino resta ancora la carta del Tar, ha presentato ricorso contro il bando e la sentenza arriverà a giorni). Proseguono con una rimpallo da 50mila fino a 600mila euro a colpo Dior, Hermes e Saint Laurent, fino al gong finale a 5 milioni e 50mila. «Il meccanismo dell'asta all'incanto si sta rivelando assai redditizio per il Comune - commento l'assessore al Bilancio Roberto Tasca -. La Galleria è sempre più attrattiva e l'arrivo dei grandi marchi internazionali, inseriti in un mix di tradizione e modernità, testimonia il nostro sforzo sul settore dei servizi pubblici. Ciò testimonia che se si spende bene si creano le condizioni per avere entrate da investire sulla città». Si tratta del primo esperimento del genere tra gli enti pubblici italiani. Già nel 2019 Palazzo Marino ha incassato dalla Galleria circa 40 milioni di euro. Erano 34 nel 2018 e, andando più indietro nel tempo, 25,7 nel 2015, 11,8 dieci anni fa o 11,5 nel 2009 - un quarto del 2019 - e solo 8,2 milioni nel 2007. Secondo Tasca, visto che i nuovi maxi incassi saranno inseriti nel bilancio 2020, «il traguardo di superare i 40 milioni di affitti diventa realizzabile». Entro l'anno tra l'altro scadono gli affitti di 20 negozi (tra cui Chanel, Church, Bric's e Grimoldi) e le cifre di partenza all'asta saranno già più alte. Il capogruppo di Milano in Comune Basilio Rizzo ha sollevato dubbi ieri in aula sulla parte dello spazio Stefanel appena assegnato con trattativa diretta a Rolex dopo che la gara era andata deserta: «Chi ha deciso di non riprovare visto che Rolex non aveva partecipato ma solo 11 giorni dopo ha fatto un'offerta per la base più un euro, 875mila euro?».

La deroga è prevista dal regolamento ma per Rizzo si doveva ritentare.

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