Coronavirus

Astrazeneca, task force per ridisegnare il puzzle dei richiami

Da giovedì il via agli 80mila appuntamenti sospesi. Slitta a 42 giorni la dose di Moderna

Astrazeneca, task force per ridisegnare il puzzle dei richiami

L'Unità di crisi sta lavorando alacremente per cercare di comporre le agende delle 180mila persone che devono essere vaccinate nel mese di giugno. Tutte hanno ricevuto Astrazeneca e attendono ora un richiamo «eterologo», quindi con dosi Pfizer o Moderna. Ma manca ancora la nota ufficiale di Aifa, documento ufficiale che la Lombardia sta aspettando per far ripartire la macchina delle somministrazioni. Quella di domenica, infatti, era una bozza dell'ente regolatore del farmaco. Da correggere anche il «bugiardino» di Astazeneca che dovrà contenere l'indicazione del richiamo con i sieri a mRna per gli under 60 che hanno già ricevuto la prima dose con il preparato anglosvedese. Le nuove indicazioni, infatti, prevedono un lasso di tempo di dodici settimane tra le due dosi. Un puzzle, questo, che va composto con l'arrivo dei vaccini: tra oggi e domani dovrebbero arrivare le consuete 500mila fiale tra Pfizer e Moderna. Quantità non sufficiente: ne servono altre 166mila extra per chiudere con i richiami entro il 20 giugno per 120mila persone ed entro il 28 giugno per altre 60mila.

Il gioco a incastri ora prevede che al momento siano stati bloccati gli appuntamenti tra sabato e mercoledì di 40mila lombardi che vanno vaccinati entro una settimana per non sforare il tetto degli 84 giorni (erano programmati a 72). I nuovi appuntamenti verranno fissati da giovedì.

Ma a giugno erano anche calendarizzati i richiami della Fase 1/bis, ovvero agenti di polizia e personale scolastico, cui per la prima dose era stato iniettato Astrazeneca e che ora, se under 60, dovranno ricevere l'eterologa. Una platea di 166mila persone.

L'idea della struttura commissariale per tenere insieme l'agenda di queste settimane, che prevede anche i richiami di cinquantenni e quarantenni, destinatari quindi di Pfizer e Moderna, è di allungare l'intervallo del richiamo da 35 a 42 giorni per quest'ultimo antidoto. Dietrofront dunque rispetto a quanto era stato comunicato in merito all'accorciamento dell'intervallo per la seconda dose a 21 giorni (in particolare dal ventunesimo giorno per Pfizer e dal ventottesimo per Moderna). La decisione, che avrebbe dovuto scattare dal 28 giugno e che aveva lo scopo di avvicinare il traguardo dell'immunità di comunità, sarà quindi rivista. A fronte infatti della esiguità di dosi disponibili, tenendo conto che la Lombardia ha somministrato il 93,3 per cento delle dosi consegnate e che non è stato annunciato nessun grande «rinforzo» alle consegne previste, non rimangono molte altre strade. La direzione generale Welfare, infatti, ha deciso di non ritardare gli appuntamenti delle prime dosi per cercare di somministrare almeno una dose a tutti i lombardi entro fine luglio. Ecco quindi che per garantire una copertura complessiva a tutti, l'unica strada rimane l'allungamento dei tempi degli 80mila richiami di Moderna di una settimana. Solo domenica, infatti, la vicepresidente e assessore al Welfare della Regione Lombardia Letizia Moratti aveva parlato del raggiungimento dell'immunità di comunità per fine luglio. «In questo fine settimana sfioriamo i 7 milioni e mezzo di somministrazioni, abbiamo toccato costantemente le 100mila somministrazioni al giorno.

Dando un target assodato a questo livello, è un traguardo che taglieremo a fine luglio, se potessimo aumentare le somministrazioni a 120mila si potrebbe arrivare a questo importante traguardo già il 10 luglio».

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