Auto, pali e buche: incubo ciclabili

Le nuove piste riservate alle bici sono incomplete e piene di ostacoli. E quelle più vecchie restano nell'incuria

Le costruiscono e le inaugurano ogni volta che possono, ma poi vengono dimenticate. Percorrere le piste ciclabili di Milano a volte diventa quasi impossibile: buche, pezzi mancanti, macchine parcheggiate e persino pali della luce sul percorso, sono gli ostacoli che ne rendono impraticabili moltissime. La foga di allargare la rete di vie per le due ruote, per la quale sono stati spesi decine di milioni in questi anni, ha toccato in questi ultimi anni alcuni eccessi: i pali lasciati nel mezzo della ciclabile sono un esempio lampante. Uno di quelli più recenti è in via Imbonati, dove le proteste dei cittadini per il modo in cui vengono eseguiti i lavori - prima si stende l'asfalto, poi si pensa ai pali - sono arrivate al mittente: negli ultimi giorni è iniziata la rimozione. Non è nemmeno l'unico caso: anche in piazza Maciachini parte della pista ha i pali sul percorso. L'esempio più eclatante però resta viale Tunisia, dove quella che è stata definita la «ciclabile d'oro» per i costi elevati ha scatenato mille polemiche. I commercianti di Porta Venezia con in testa il loro portavoce Luca Longo hanno denunciato in ogni modo le criticità dell'opera, pali nel mezzo compresi, e il Comune ha reagito con una denuncia invece che rivedere un'opera criticata dalle stesse associazioni di ciclisti. Anche Riccardo De Corato, Fdi, era intervenuto in merito ricordando che «con le giunte di centrodestra abbiamo messo a punto il bike sharing e 80 chilometri di piste ciclabili, ricordo invece gli ultimi pasticci della giunta arancione, dalla situazione imbarazzante di viale Tunisia alle colonnine di rifornimento costruite in via Tortona». E stiamo comunque parlando di alcuni esempi: girando tutta la rete si potrebbe creare un libro con le foto delle piste ridotte in cattive condizioni.

Da quelle di cui la vegetazione sta lentamente riprendendo il possesso, a quelle, come in via Monte Grappa che, pur essendo relativamente nuove, hanno delle ferite evidenti. Anche in via Alberto da Giussano si può vedere come la pista, che in alcuni punti è completamente inutilizzabile per le auto parcheggiate, è diventata uno spettro dell'opera iniziale: in alcuni tratti sono più le buche dell'asfalto. Giusto pochi giorni fa anche il quotidiano il Giorno ha pubblicato un servizio in cui evidenziava alcuni dei limiti della rete ciclabile segnalati dai ciclisti. E percorrendola di persona non mancano gli esempi di piste che finiscono contro i muri. Messa male anche la pista che corre intorno al parco Sempione: la nuova parte, quella di fronte al Castello, è ancora in perfette condizioni, ma quella prima, verso piazza Lega Lombarda, è rovinata: le buche e i pezzi sgretolati sono moltissimi. In via De Castilla le parti meno recenti, anche se non hanno decenni di vita, sono degradate. Una situazione complicata per i 140 chilometri della rete di ciclabili che si snoda per Milano: se anche le giunte continuano a promettere nuovi investimenti per ampliare la disponibilità di strade per le due ruote, non sembrano altrettanto attenti alla loro manutenzione. Per la crescita in chilometri la giunta Pisapia aveva annunciato tre anni fa una spesa di 22 milioni di euro, ma mentre piazza Castello veniva pedonalizzata, in giro per la città si sgretolavano altri pezzi di ciclabile.

E per una volta si trattava di una disattenzione democratica dell'Amministrazione, solitamente più attenta alle zone vicine al Duomo che a quelle lontane: sono abbandonate all'incuria sia le piste del centro che quelle della periferia.

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