Avvocatessa accoltellata il mistero resta fitto. "Un caso da archiviare"

Aggressione a Paola Marioni, dopo 5 anni il pm chiede la sospensione delle indagini. La professionista si salvò per miracolo, ora vive nella paura. Deciderà il gip

Avvocatessa accoltellata il mistero resta fitto. "Un caso da archiviare"

Si avvia a restare irrisolto il giallo di via dei Pellegrini. E rischia di rimanere un fantasma impossibile da catturare l'uomo che il 20 luglio del 2017 accoltellò nel suo studio l'avvocato Paola Marioni, riducendola in fin di vita. Dopo quasi cinque anni di sforzo investigativo e diverse proroghe delle indagini il pm Giovanni Polizzi ha deciso di chiedere l'archiviazione dell'inchiesta. Nessun elemento decisivo sarebbe emerso su presunti colpevoli da portare a processo per il tentato omicidio. La parte offesa, che lo temeva prima o poi, si è opposta all'istanza della Procura. Sull'accantonamento definitivo del caso o meno deciderà il gip.

Nel tardo pomeriggio del 20 luglio 2017, intorno alle 18.40, l'avvocato Marioni, allora 57enne, aveva un appuntamento con un cliente. Un uomo che aveva telefonato chiedendo una consulenza su una lite condominiale. La professionista infatti è una civilista e si occupa in particolare di cause fallimentari, recupero crediti, pignoramenti. L'uomo si presenta puntuale, sorprende l'avvocatessa estraendo un coltello e la colpisce cinque volte alla gola a all'addome. Un fendente le perfora il fegato. «Così la prossima volta impari», dice lo sconosciuto prima di scappare a piedi.

La vittima era sola, ma è riuscita a chiamare i soccorsi. Trasportata in codice rosso al Policlinico, ha sussurrato agli operatori del 118 il nome del cliente aggressore. In condizioni molto gravi, è stata operata d'urgenza e salvata. Dopo un ricovero in rianimazione e una lunga convalescenza si è ripresa. Anche se non ha mai davvero superato lo choc, vive tuttora nella paura, per mesi ha ricevuto telefonate anonime ed è uscita di casa solo con la scorta.

Sembrava un caso semplice. Siamo a Porta Romana, una zona centrale, fitta di studi di professionisti e di negozi. C'è ancora luce ed è giovedì. Tanta gente per le strade e tante telecamere di sorveglianza nei dintorni. Anche se non nel palazzo che nel seminterrato ospita lo studio legale e il custode del condominio al momento del delitto aveva appena finito il turno. Soprattutto la Squadra mobile, cui sono affidate le indagini, ha un nome e una descrizione dettagliata dell'accoltellatore fornita dall'avvocato Marioni: calvo, distinto, accento del Nord, forse mancino. Questa è la prima pista battuta, ma purtroppo è un vicolo cieco. La vittima non aveva mai incontrato quell'uomo e il nome segnato sull'agenda, Deandrese, si rivela falso.

Nella convinzione che l'aggressione sia maturata in ambito professionale e non personale, si passa quindi a spulciare uno per uno i fascicoli giudiziari su cui ha lavorato l'avvocatessa. Sepolto tra le carte ci deve essere un cliente scontento, una controparte che cova rancore, qualcuno che ha creduto di subire un torto dalla professionista. Il movente tuttavia rimane incerto e neppure l'arma del delitto sarà mai ritrovata. Quindi gli investigatori tentano una mossa estrema. Nell'ottobre 2019 diffondono un video di sorveglianza e fanno un appello: chiunque riconosca l'uomo con berretto grigio e occhiali da vista che alle 18.45 da corso di Porta Romana si immette in via dei Pellegrini e pochi minuti dopo si allontana dalla zona si faccia avanti. In effetti all'inizio del 2020 spunta un indagato. È un pensionato 74enne che un testimone riconosce nel filmato.

Il sospetto viene interrogato, perquisito e gli viene prelevato il Dna. Ma, spiegherà il suo avvocato, fornisce tutte le spiegazioni sul perché si trovasse in quel posto a quell'ora. Anche questa ipotesi viene accantonata. L'unica via ormai, per la Procura, è l'archiviazione.

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