Tre mesi, forse anche quattro. La vita della giunta regionale guidata da Roberto Maroni, sospesa al filo delle vicende giudiziarie del Governatore, riceve una boccata di ossigeno dal più imprevisto degli alleati: lo sciopero degli avvocati penalisti, indetto in tutta Italia per protestare contro la spettacolarizzazione dei processi e i progetti di riforma della prescrizione. Da ieri a venerdì, gli avvocati non si presenteranno nelle aule dei processi già fissati. E così anche l'udienza che questa mattina doveva segnare l'inizio del processo a Maroni per i presunti favori a due sue collaboratrici verrà rinviata dal giudice Oscar Magi, presidente della quarta sezione del tribunale, a nuova data. Il difensore del Governatore, avvocato Domenico Aiello, ha fatto sapere che intende aderire allo sciopero. E poiché l'agenda della sezione è abbastanza affollata, non sarà un rinvio breve: se ne riparlerà dopo la metà di febbraio, forse addirittura a marzo. Fino ad allora, i nuvoloni che incombono su Palazzo Lombardia resteranno confinati all'orizzonte.Problemi rinviati, dunque, ma non cancellati. Perchè la Procura della Repubblica appena pochi giorni fa ha incassato un risultato che la rafforza nella sua convinzione di poter rifilare a Maroni una condanna che lo costringerebbe con effetto immediato a lasciare la poltrona: la condanna dell'ex direttore generale di Expo, Christian Malangone, a quattro mesi di carcere per induzione. Il giudice ha ritenuto il funzionario colpevole di avere accettato le pressioni di Maroni per imbarcare in business class Mara Grazia Paturzo, donna di fiducia di Maroni, con destinazione Pechino. Alla fine, nè il Governatore nè la Paturzo partirono. Ma il pm Eugenio Fusco ha sempre sostenuto che il reato comunque era stato compiuto. E la sentenza emessa dal gip Chiara Valori, anche se non vincola i giudici che in futuro dovranno occuparsi della faccenda, costituisce indubbiamente un precedente ingombrante.Si tratterà di un processo dal percorso accidentato, perché dovrà in qualche modo riunirsi all'altro dibattimento, a carico di Andrea Gibelli, Mara Carluccio e Giacomo Ciriello, tutti e tre dello staff della presidenza regionale, già fissato per il prossimo 10 febbraio davanti a un'altra sezione del tribunale. Ma una volta riunificato (verosimilmente davanti al giudice Magi) il processo non sarà particolarmente lungo: pochi documenti, pochi testimoni, compreso l'ex commissario di Expo Giuseppe Sala, che allora potrebbe trovarsi in piena campagna elettorale.
Prima dell'estate o subito dopo, potrebbe insomma arrivare la sentenza: e se Maroni venisse condannato per induzione, la conseguenza sarebbe, a norma della legge Severino, la sua decadenza dalla carica, che trascinerebbe l'intera giunta e aprirebbe la strada a nuove elezioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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