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Da Ballan a Nibali: «Sicuri in bici si può»

Il campione del mondo 2008 testimonial di una campagna sulla sicurezza

Antonio Ruzzo

Bici e auto, non è una guerra. Anche se non sembra perchè gli incidenti sono troppi e ogni 36 ore coinvolgono chi pedala che, a torto o a ragione, è poi chi rischia la vita. Sensibilizzare a un corretto comportamento reciproco e trovare le soluzioni tecnologiche che riducano il rischio di incidenti diventa una parola d'ordine. Così l' hotel di San Vittore Olona che ospita il team professionistico Bahrain Merida che stamattina sarà al via della Milano Sanremo numero 109 diventa il palcoscenico perfetto per presentare la prima sponsorizzazione di sicurezza nel ciclismo professionistico. Il progetto lanciato da Stefano Viganò, Seo di Garmin Italia, e Alex Carera, in rappresentanza della Bahrain Merida, porterà sotto il sellino di Vincenzo Nibali e compagni un radar che li aiuterà a proteggersi durante gli allenamenti segnalando su un computerino messo sul manubrio le auto che sopraggiungono alle spalle e la distanza a cui sono. A «metterci la faccia», come si usa dire ora, c'erano Alex Zanardi, Davide Cassani, Alessandro Ballan e Domenico Pozzovivo. «Come protagonisti tecnologici nel mondo del ciclismo non potevamo esimerci dall'essere promotori di un progetto relativo alla sicurezza ha spiegato l'amministratore Delegato di Garmin Italia - perché abbiamo prodotti per la sicurezza del ciclista, perché amiamo il ciclismo, perché vogliamo che una pedalata sia una esperienza in tranquillità, e per questa ragione promuoviamo Insieme sulla strada si può una iniziativa di sensibilizzazione». Il progetto si concretizzerà in una serie di clip che vedranno come protagonista il campione mondiale di Varese 2008, Alessandro Ballan e che, nel corso della primavera, animeranno il mondo dei social, con l'obiettivo di sensibilizzare automobilisti e ciclisti sulla convivenza stradale: «Sono felice che le mie figlie si siano affacciate al ciclismo su strada- spiega Ballan- tuttavia la mia più grande preoccupazione è la loro sicurezza non solo in gara ma, soprattutto, in allenamento. Per questo ho accettato volentieri questa collaborazione».

Un appello al buon senso di tutti ma anche a chi si occupa di rendere più sicure le infrastrutture e a chi ha il compito di fare (e far applicare) le norme che rendano più sicuro l'andar per strada: «Ci deve essere un'azione comune verso un unico obbiettivo- spiega Alex Zanardi- È necessario che a livello istituzionale ci sia un coordinamento globale che porti, innanzitutto, a migliorare le infrastrutture e un un messaggio educativo a ciclisti e automobilisti»

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