L'era Iacono si contraddistingue soprattutto per il numero e le modalità delle chiusure dei contratti, non sempre caratterizzati da giusta causa. Da ottobre 2012 vengono licenziati 4 dirigenti, 1 quadro e un quadro costretto a rassegnare le dimissioni dopo due lettere di contestazione.
Il balletto delle poltrone comincia dai vertici: in meno di tre anni si sono succeduti ben tre direttori generali. Il primo (Bonsi) rimane in carica tre mesi e viene licenziato: gli vien riconosciuta un'indennità di 90mila euro. Il secondo, (Brivio) in pensione da un anno, viene richiamato con un incarico di consulenza da 50mila euro. Viene sottoscritto un accordo preconsensuale per il suo licenziamento, che vale 90mila euro complessive. Le succede Serenella Campana, selezionata grazie a una consulenza da 18mila euro, con uno stipendio di 140mila euro annue lorde. Riceve un premio per gli obiettivi raggiunti da 20mila euro, ma da gennaio la sua poltrona è vuota e il suo ruolo viene ricoperto ad interim dalla stessa Iacono. Un premio che sa tanto di buona uscita.
Il direttore operativo Vaccari viene licenziato in tronco: riceve un'indennità sostitutiva di preavviso da 130mila euro. Viene sostituito da Moglio, collega della presidente alla Gemeaz.
Così l'ex responsabile della comunicazione Luca Radice viene sostituito da un consulente esterno, Aldo Palaoro (vedi sopra), candidato nella lista Milano civica per Pisapia.
I quattro lavoratori con contratto a termine lasciati a casa sono stati reintegrati perché ingiustamente allontanati.
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