Il Baretto compie 50 anni Festa con 1.200 vip nel tempio della borghesia

Il Baretto compie 50 anni Festa con 1.200 vip nel tempio della borghesia

di Roberto Alessi

Ermanno Taschera e Vincenzo Zagaria sono 50 anni che sfamano, dissetano, ingrassano (e a volte fanno anche dimagrire, come vedremo) la borghesia milanese, prima, italiana, poi, e ora internazionale, e il 10 ottobre si aspettano ben 1200 invitati tra i nomi più altisonanti del gotha finanziario tricolore al party che offriranno a quei clienti che li hanno resi famosi nel mondo.
A Milano, ai tavoli del loro Baretto, aperto nel 1962, un tempo ospitato in via Sant'Andrea e ora al piano rialzato dell'Hotel Baglioni di via Senato (ma con un'apertura anche su via Spiga in modo che le ricche, e per niente annoiate, shopping addicted possano entrare a piedi direttamente dal quadrilatero della moda), si sono seduti tre generazioni di Agnelli e di Moratti, due di Berlusconi e di Ligresti, una di Briatore (diamogli tempo: si è fatto da solo).
Tra un risotto allo zafferano e un paio di polpette si sono incrociate superstar della prima repubblica come Giulio Andreotti ed esordienti allo sbaraglio, sindaci craxiani e sindaci leghisti, di centrodestra e di centrosinistra, evergreen del potere come Ignazio la Russa e chi vi anelava senza mai arrivarci, attori, conduttrici, ricchi da sempre e ricchi da ieri.
Posare le proprie terga e addentare un piatto di puntarelle alle acciughe tra i tavoli del Baretto da cinquant'anni fa status symbol, poter dire «io c'ero» è da pochi, «io ci sono» costa, ma ti permette comunque di avvalerti del “diploma sociale” di essere entrato almeno una volta nella stanza che in 50 anni ha visto pranzare il meglio del potere, in tutti i settori.
Amava Il Baretto Gianni Agnelli, carismatico come pochi, «e ci viene oggi suo nipote Lapo Elkann», ci dice Ermanno Taschera, reticente come pochi a parlare dei suoi clienti famosi, ma che appena glieli nomini si infervora come un tifoso innamorato: «Lapo viene spesso da noi, è una persona aperta, intelligentissima, spiritosa, ci dà perfino del tu, sempre entusiasta. Ci veniva con la fidanzata Bianca Brandolini d'Adda, bellissima. Avere Lapo in sala è una garanzia di allegria e gentilezza, è sempre vestito bene, coraggioso nei colori, provocatorio negli occhiali, ardito nel taglio dei pantaloni, ma con la stessa classe di suo nonno, l'Avvocato».
«Viene spesso al Baretto anche suo fratello John», aggiunge il socio di Ermanno, Vincenzo Zagaria, «John chi?», viene subito da domandare, «ma John Philip Elkann», ribatte. Già, Ermanno e Vincenzo mai si sognerebbero di chiamare un cliente con il suo soprannome, anche se il presidente della Fiat è ormai chiamato Yaky pure nei formalissimi corridoi di Wall Street. «John Elkann viene spesso, sia per lavoro, sia con gli amici, a volte anche con sua moglie Lavinia Borromeo», dice Ermanno, «Lapo e John, mai visti due fratelli così diversi: il primo estroverso come un artista, un creativo puro, l'altro, molto inglese, signorile, ma anche lui molto piacevole».
Ma come mai questo affollamento di grandi nomi in un locale solo quando ci sarebbero altri ristoranti che si farebbero in quattro per ospitarli? La cucina è semplice, risotto, paste, carne, pesce, milanesine, verdure, niente di stellato, ma tutto genuino. L'arredo è accogliente, ma senza strafare, la luce solare, ma non aggressiva, e l'acustica morbida. Ma c'è anche un punto che fa la differenza: «Qui nessun cliente verrà mai infastidito, non si chiedono autografi, non si fanno flash, mai chiamato un reporter, anche se è pieno di direttori di giornali, mai chiesto un ricordo, una firma», dice Ermanno, «Stiamo molto attenti in questo. Soprattutto non abbiamo mai sfruttato la presenza di un ospite illustre, che trattiamo con grande attenzione così come trattiamo con grande attenzione anche il cliente sconosciuto: entrambi si devono sentire a casa loro già dalla seconda volta che vengono».
Il cliente chiede, Ermanno e Vincenzo offrono il meglio al giusto prezzo (sempre altissimo rispetto agli standard di stipendio) e, come due madri di fronte ai propri figli, non fanno differenze tra ricchi e meno ricchi, tra famosi e meno famosi, i clienti so' piezz'e core.
E anche i cuori si infrangono e si infrattano nelle sale del Baretto. Marco Tronchetti Provera ci veniva con la prima moglie Cecilia Pirelli, dal volto perfetto e disegnato, poi con la compagna, bella ieri come oggi, Barbara De Angeli Frua, ora ci torna con Afef, ammaliante come un'odalisca («Che al Baretto viene anche senza il marito con le amiche», dicono). La battuta dell'amico che frequentava Tronchetti già negli Anni 60 alla Bocconi? «Per Marco le mogli magari si cambiano, il Baretto mai».
È dello stesso avviso Flavio Briatore che ci veniva con Emma, la sua fidanzata inglese, poi con Heidi Klum, passando per Naomi Campell (qui le regalò un abbagliante diamante grande come una noce) e ora con Elisabetta Gregoraci («Che gli ha dato una vera serenità», dice Ermanno che con Vincenzo gli ha curato il ristorante del Billionaire per i primi due anni).
A volte si trovano per caso nella stessa sala, ma a tavoli diversi, neomogli guardate in cagnesco dalle ex consorti dei loro facoltosi mariti, le quali insistono a portare anche dopo il divorzio il cognome del fedifrago, tanto che Marta Marzotto, altra cliente fissa del Baretto e donna non certo avara di battute, le chiama provocatoriamente: «Le cognate».
Sempre seduti a un tavolo di Ermanno e Vincenzo si sono innamorati Martina Colombari e Billy Costacurta, perché lui voleva fare bella figura e non voleva sbagliare alla prima uscita, e proprio nel corridoio che dà verso via Spiga pare sia scattato il bacio.
Ma qui si sono anche dette addio coppie che parevano inossidabili come Gabriella Magnoni (immobili di prestigio) e Sergio Dompé (l'industriale farmaceutico oggi legato alla messicana Grace Alanis, ex top model, ex signora Zuffetti, ex signora Martire, presto Dompé?).
Il burro non manca nei piatti («Ma lo usiamo con parsimonia», dice Vincenzo), eppure al Baretto si può anche dimagrire: «Brigitte Nielsen ha voluto sapere la dieta che seguiva Miriam Rusconi, un tempo sposata all'editore, che ha perso in un anno 50 chili mangiando qui tutti i santi giorni asparagi bolliti e pesce al forno e, visti i risultati, ha inculcato alle amiche quella che lei ha ribattezzato “La Dieta Baretto”», dice Ermanno.
Il tavolo più allegro nelle serate del Baretto? «Quello con la Mara», dice Vincenzo, «e di Mara ce n'è una sola: Mara Venier, donna genuina, acqua e sapone, che, quando è a Milano, viene con il marito Nicola Carraro, che da quando sta con lei, già uomo piacevole, è diventato ancora più simpatico.

E viene qui anche il figlio di Nicola, Giangerolamo, uomo alla mano, chiamato Gerò, con la sua compagna Simona Ventura, sempre molto elegante, e già ci veniva suo nonno Giangerolamo, che era il padrone con Angelo Rizzoli della casa editrice. Tre generazioni di clienti della stessa famiglia, queste sono soddisfazioni».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica