Quando, nelle università del Duecento fiorivano le «disputationes», serrati dibattiti fra i rappresentanti di due contrapposte linee di pensiero sui più disparati argomenti, nessuno poteva immaginare che secoli più tardi si sarebbe parlato di format innovativo. Siamo ben lontani, s'intende, dalla Scolastica e dal culto delle auctoritates. Ora viviamo nel bel mezzo dell'epoca del dubbio ma, in fondo, lo spirito che anima il «Ring delle idee», nuovo ciclo di incontri ideato da Elisa Greco che parte oggi a Base Milano (via Bergognone 34), è lo stesso di allora: mettere a confronto opinioni con un arbitro super partes e un pubblico che, invece, sarà chiamato a schierarsi decretando il vincitore.
Il sipario si apre alle 20.30 (fino alle 23, ingresso 15 euro), con un tema che più azzeccato non si può, perché getta un ponte fra le nostre radici e l'ultracontemporaneità: «L'Algoritmo è il Potere? A deciderlo sarai tu con il tuo voto». A rispondere di sì saranno Umberto Ambrosoli, avvocato e saggista, il presidente di Sorgenia Chicco Testa e l'europarlamentare Patrizia Toia, vicepresidente Commissione per l'industria, la ricerca e l'energia. Dalla parte del no troveremo Paolo Basilico, fondatore del gruppo Kairos, Marco Bentivogli, segretario generale Fim-Cisl, e la business angel Paola Bonomo. A sostenere la «Voce della Legge» sarà il magistrato Mauro Gallina, giudice della settima sezione penale del Tribunale di Milano e componente della giunta Associazione Nazionale Magistrati. E l'arbitro? L'editorialista del Corriere della Sera Massimo Sideri, responsabile di Corriere Innovazione.
L'algoritmo è uno dei grandi mantra dei nostri tempi, tanto che non pochi sono arrivati a pensare che non solo le macchine intelligenti, ma lo stesso comportamento umano sia guidato da sistemi algoritmici. Per fare un po' di chiarezza occorre di nuovo tornare indietro nel tempo, e precisamente tra VIII e IX secolo (l'epoca di Carlomagno), quando visse a Baghdad il matematico persiano «al-Khwarizmi» (al secolo Abu Ja'far Muhammad ibn Musa), da cui l'algoritmo prende il nome. Fu lui a introdurre un approccio sistematico e logico nella risoluzione delle equazioni lineari. Da allora di acqua ne è passata, eppure la tentazione di ridurre la complessità a una serie di passaggi controllabili e riproducibili è rimasta fortissima.
Ma cos'è, in fondo, l'algoritmo? Una semplice parola, una formula, un atteggiamento del pensiero o qualcosa di più? È solo uno dei moltissimi artifici che regolano la nostra quotidianità o nasconde profonde possibilità di conoscenza e, naturalmente, di manipolazione dei nostri comportamenti e delle nostre idee? Per dirla con la curatrice Greco, che ci ha già affascinato con la rassegna «La storia a processo», si tratta del nuovo «dominus» delle nostre vite o di un mero strumento di una mutazione controllabile? Per una volta l'arduo verdetto non è rimandato a chi verrà, ma spetta proprio ai presenti (www.base.milano.it).
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