Beccalossi (Fdi) scrive al sindaco: «A Milano una via per Almirante»

Per i 70 anni del Movimento sociale italiano chiede di ricordarlo dedicandogli una strada

Alberto Giannoni

Una via dedicata ad Almirante. La proposta è arrivata ufficialmente sul tavolo del sindaco di Milano. Mittente Viviana Beccalossi, nuova responsabile cittadina di Fratelli d'Italia, il partito che custodisce la memoria e i valori della destra italiana. «Chiedo ufficialmente al sindaco Beppe Sala e al Consiglio comunale di attivarsi - ha scritto l'assessore regionale - affinché, in occasione del settantesimo anniversario della nascita del Movimento Sociale Italiano, venga intitolata una via a Giorgio Almirante».

I settant'anni dalla fondazione del Movimento sociale si celebreranno fra due mesi, il 26 dicembre. E Almirante è stato il simbolo riconosciuto del Msi. Un capo politico e carismatico: «L'anima, il cuore e la mente, di qualcosa di più di un partito politico - spiega Beccalossi - Una persona onesta, seria e rispettosa delle regole. Rigoroso, ma mai volgare. Tutte doti che, seppur tardivamente, gli sono state riconosciute dai vari schieramenti della politica italiana e che appartengono sempre meno alla nuova classe politica nazionale».

La figura di Almirante è ancora oggi potenzialmente divisiva. Ed è facile prevedere che una via Almirante nella città simbolo della Resistenza possa suscitare discussioni. È già accaduto a Roma, quando una iniziativa analoga fu accolta con riserve tali da pregiudicarne il buon esito. In quella occasione si tornò a discutere del periodo più controverso del leader missino, quello di Salò, tanto che su alcuni scritti giovanili si confrontarono in Parlamento il deputato milanese, Emanuele Fiano, già presidente della Comunità ebraica e l'allora presidente della Camera Gianfranco Fini che guidò la trasformazione del Msi in An, per molti anticipata e prefigurata dallo stesso Almirante.

È chiaro che la discussione sulle vie intitolate ai politici del Novecento è tutt'altro che oziosa. E la proposta di Fdi va oltre l'omaggio personale. C'è un significato politico, di pacificazione e legittimazione. Chiedere alle istituzioni italiane di rendere omaggio al leader della destra significa provare a costruire un percorso di pacificazione nazionale e una memoria condivisa del Paese. E in questo senso, è alla vicenda speculare, quella del Pci che gli ex missini fanno riferimento. In particolare a Enrico Berlinguer, il segretario comunista cui Almirante volle dare un ultimo saluto nel giorno del funerale (4 anni dopo fu Nilde Iotti a visitare la camera ardente di Almirante in via Della Scrofa). A Milano oggi una via Berlinguer c'è.

La proposta di Fdi fa parte infine della orgogliosa rivendicazione che la destra italiana fa ancora oggi della sua storia, che è nata sì dagli echi del fascismo e della Repubblica sociale, ma si è dispiegata, nei decenni successivi, nelle istituzioni della Repubblica.

E un precedente milanese piuttosto rilevante risale a poco meno di un anno fa, quando il nome dell'ex deputato missino Franco Servello è stato iscritto al Famedio, fra i «grandi» di Milano, col via libera dell'allora presidente del consiglio comunale, il «comunista Basilio Rizzo».

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