Un leader e il suo popolo. Per chi volesse capire cos'è il carisma, il sabato di Baggio è un'autentica lezione. Vale più di un saggio di politologia. Al gazebo di via Forze Armate visitato da Silvio Berlusconi c'era tutta la grinta dei dirigenti azzurri, vogliosi di «riconquistare Milano». C'era ovviamente il via alla campagna elettorale che Forza Italia, con mossa azzeccata, ha fatto partire dalla periferia, mentre sul fronte opposto «Sala e salotti» presidiano la Milano bene. C'era tutto questo, a Baggio, ma anche di più. Ed era chiaro come il cielo. Il vero protagonista dell'incontro volante al gazebo azzurro è stato quel legame potente ed esclusivo che Silvio Berlusconi ha con la sua gente. E con Milano. Un legame nato nel 1994, contro tutti i pronostici dei «gufi» di allora, soprattutto intellettuali. Un legame che non è mai venuto meno e che resiste a tutto e a tutti. È questa sintonia l'energia misteriosa alimenta la più straordinaria avventura politica del Dopoguerra. E questa energia sgorga da Milano. Dal cuore di Milano, che non è il quadrilatero ma i quartieri storici. Baggio, Lorenteggio, l'Isola, strade che custodiscono lo spirito della vecchia città operosa e generosa citata ieri dall'ex premier.Silvio Berlusconi ha lanciato da Milano, simbolicamente, la sua sfida alla «macchina da guerra» della sinistra. La città, riformista e democratica, ha premiato Forza Italia. Ne è diventata roccaforte. Dopo la caduta del suo primo governo, per opera di quello che anche sabato ha definito una sorta di «colpo di Stato», qualcuno propose a Berlusconi di candidarsi a sindaco di Milano. L'ex presidente del Consiglio si inventò la candidatura di Gabriele Albertini. Passò il tempo di una legislatura dell'Ulivo e poi di un mandato da presidente del Consiglio con la Casa delle Libertà. Nel 2006 il miracolo della rimonta si fermò a un pugno di schede dal traguardo. Ma Milano non tradì neanche allora. E regalò a Berlusconi un tributo di fiducia: i milanesi ha scritto 53mila volte il suo nome sulla scheda elettorale, contribuendo in modo determinante all'elezione del primo sindaco donna, Letizia Moratti che Berlusconi aveva candidato dopo averla scovata nel suo consiglio dei ministri. Anche allora l'ex premier aprì il consiglio comunale come consigliere più votato. E anche allora, come nel 2011, ha riservato a Palazzo Marino una grande attenzione istituzionale. L'aggressione del dicembre 2009 - quella statuetta scagliata in piazza Duomo - fu una drammatica parentesi di follia e odio in un pomeriggio di autografi e sorrisi e strette di mano.Milano, nella storia di Forza Italia, è la sorgente in cui tutto si rigenera. Non c'entra l'ideologia. Non c'entra il radicamento (che pure una parte del centrodestra ha legittimamente coltivato). Non c'entra la propaganda. Ma il carisma. E la più eloquente dimostrazione di questa sintonia, di questo attaccamento, è stato il momento più elettrizzante per le centinaia di persone presenti a Baggio sabato.
L'afflusso e il calore degli elettori ha probabilmente sorpreso anche gli organizzatori e le forze dell'ordine, Berlusconi ha dovuto rinunciare a un giro di strette di mano nella piazzetta fra via Forze Armate e via Valdagno. Ha parlato con un microfono e un impianto di amplificazione portatile. Ma dalle retrovie si alzavano cori di «Silvio, Silvio!». «Vieni a salutarci, basta con i giornalisti» gridavano le signore di Baggio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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