Berlusconi: "Mi è difficile pensare che San Siro sarà presto abbattuto"

Il Cavaliere a Telelombardia parla di Sala e San Siro. Poi replica a Salvini sulla centrale nucleare a Baggio o in Brianza: "Sono troppo abitate"

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Un «falso ambientalismo» che sta rendendo la mobilità «sempre più difficile per molti milanesi». Il giudizio di Silvio Berlusconi sulla «sua» Milano è piuttosto impietoso. In un'intervista a Telelombardia, il Cavaliere e presidente di Forza Italia boccia su tutta la linea la viabilità targata Beppe Sala. E lo fa con una punta d'amarezza. «Milano è nel mio cuore, qui sono nato e cresciuto, ho studiato e cominciato la mia attività imprenditoriale qui è nata la televisione commerciale e anche Forza Italia». E sempre qui «ho fatto del Milan, per cui facevo il tifo fin da bambino, la squadra più forte del mondo», aggiunge l'ex premier dopo aver centrato domenica contro la Juventus la prima storica vittoria in Serie A con il Monza di cui è presidente. A proposito di calcio, Berlusconi rivela le sue difficoltà a immaginare «che un simbolo dello sport come San Siro possa essere semplicemente abbattuto». Un impianto «che è nel mio cuore e in quello dei milanisti e milanesi» e dove «Inter e Milan hanno scritto pagine fondamentali». Per questo occorre fare di tutto «per non disperdere la memoria del nostro calcio», pur comprendendo «le ragioni della scelta di costruire un nuovo stadio che può essere importante per il futuro delle due squadre».

Quanto alla proposta di Matteo Salvini di realizzare una centrale nucleare a Baggio o addirittura ad Arcore, Berlusconi afferma che «nessun Paese al mondo ne costruirebbe una in una zona non solo densamente abitata, ma anche già satura di impianti industriali» come la Brianza. La ricetta per quei territori, piuttosto, prevede «la riqualificazione e il recupero di un paesaggio che era bellissimo e che in molte aree è stato compresso». Quello delle centrali «è un tema del quale ci dovremo occupare fra anni e andrà risolto con il consenso dei territori interessati» che avranno «grandi vantaggi, come l'energia a costo zero o quasi». Per Berlusconi ci sono «due caratteristiche fondamentali» che comunque Milano non ha perso, «lo spirito imprenditoriale e la generosità». Perché questa «è stata davvero la terra delle opportunità per tante generazioni, anche di non milanesi» che hanno scelto la città «più vicina all'Europa e al mondo per prospettive, tendenze e stile di vita». E le amministrazioni di centrodestra «che l'hanno guidata», da Gabriele Albertini a Letizia Moratti, «ne hanno trasformato il volto» ridisegnandone lo skyline e «proiettandola verso il futuro». Oggi, però, «la sinistra sta compromettendo tutto questo», sentenzia Berlusconi che tra le «tante cose» pensa soprattutto «alla politica del traffico», con i nuovi divieti alla circolazione in Area B e C che scatteranno da ottobre e «alla condizione di molti quartieri», come quelli «lontani dai grattacieli e dal quadrilatero della moda, abbandonati a se stessi. Mi dispiace perché io sono figlio di questi quartieri».

D'accordo con lui i leghisti milanesi Stefano Bolognini e Samuele Piscina: «La gestione della mobilità del Comune fa acqua da tutte le parti spiegano - il restringimento delle carreggiate, alcune discutibili piste ciclabili, le piazze tattiche e la riduzione dei posti auto hanno come conseguenze l'esasperazione degli automobilisti e il congestionamento del traffico». Critico anche l'ex candidato sindaco del centrodestra Luca Bernardo perché «non si aiuta l'ambiente con decisioni non strutturali» che potrebbero «danneggiare un'economia già provata».

Il deputato Marco Osnato, ricandidato alla Camera con Fratelli d'Italia, fa mea culpa: «Ha ragione Berlusconi, questi saranno 15 anni di centrosinistra che la città sconterà osserva tuttavia in passato non siamo stati in grado di offrire alternative credibili. Su questo dobbiamo lavorare nei prossimi anni».

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