Bici vere da rottami, sfida fra ciclomeccanici

Bici vere da rottami, sfida fra ciclomeccanici

Comporre una squadra, procurarsi una cassetta degli attrezzi, mettersi a lavorare con ingegno e pazienza su un «rottame» fornito dall'organizzazione, e ricavarne una bicicletta tutta nuova. Almeno sulla carta, il programma di massima del Campionato di ciclomeccanica, ieri nella ciclofficina Molino San Gregorio del Parco Lambro è semplice ed essenziale. Ma aggiungetevi (in alcuni casi) una trasferta da Lecce o da Rimini, un lavoro a tempo di record su telai e carcasse di acciaio che sembrano tutto fuorché biciclette funzionanti, olio e grasso per la catena fin sopra ai capelli, rumorosi colpi di martello per svitare un movimento centrale che non ha nessuna intenzione di svitarsi, carrelli della spesa che si fondono a mountainbike per bambino e il quadro di insieme assumerà caratteristiche molteplici e tinte un po' retrò. Anche la partenza del «campionato» - che è soprattutto un momento di ritrovo tra persone che condividono la stessa passione e la voglia di rimettere a nuovo oggetti che molti lascerebbero a penzoloni ai lampioni degli stradoni - è tutta un programma. «Ogni squadra - racconta Marco Mazzei dell'organizzazione - sceglie un corridore. Questo viene fatto uscire dal cortile dell'officina (una vecchia cascina con aia interna, ndr) e al segnale deve partire di corsa per accaparrarsi il rottame migliore o che più lo ha colpito durante la ricognizione del primo mattino». Dopo questo momento di caccia al pezzo migliore, il team può mettersi al lavoro sull'assemblaggio della nuova due ruote. «È un vero e proprio recupero di oggetti che noi non consideriamo mai morti - aggiunge Mazzei -. Quelli più scassati possono sempre tornare in vita, mentre da 4 o 5 biciclette differenti se ne può ricavare una tutta nuova». Il ricavato dei campionati (oltre alle iscrizioni delle squadre a fine giornata è in programma un'asta per mettere in vendita i pezzi realizzati) viene poi devoluto ad altri progetti legati alle due ruote: «L'anno scorso - ha raccontato Mazzei - il ricavato è stato devoluto a un progetto di bike sharing di Lecce creato per permettere agli immigrati di andare a lavorare in bicicletta». Nell'orbita dei campionati ciclomeccanici, altri eventi legati alle due ruote, come il raduno settimanale del giovedì - il “Critical Mass” - le «Grazielliadi» (la gara di grazielle a Bergamo) e il «Massa Marmocchi» (in cui gruppi di genitori e volontari accompagnano i bambini a scuola in bicicletta) hanno dato nuova linfa alla cultura del velocipede. Ma, come ha aggiunto Mazzei: «Oltre alla crescita “dal basso”, legata anche all'apertura di locali e bike caffè, per incrementare la percentuale di persone che si muovono in bici ci andrebbero anche programmi dall'alto.

Ai ritmi attuali, infatti, in 10 anni si potrebbe arrivare ad avere un'utenza ciclistica pari al 10% del traffico totale. In quest'ottica, lo sviluppo del BikeMi che in precedenza non esisteva ha contribuito sicuramente in maniera molto positiva».

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