Bigonzetti cerca l'applauso della Scala

Il nuovo direttore del ballo: «Porterò qui i miei maestri»

Piera Anna FraniniLa sua nomina, ufficializzata due giorni fa, aveva destato perplessità, timori e qualche fraintendimento. Il coreografo Mauro Bigonzetti (Roma, 1960), da lunedì con un contratto triennale di direttore del corpo di ballo del Teatro alla Scala, ha spiegato chi è e cosa farà. Lo ha fatto con un piglio affabile. «Ho letto che avrei distrutto la tradizione di questo teatro, calpestando la storia della compagnia. Vorrei sfatare tutto questo: non è la verità», ha chiarito. In una lettera al sovrintendente Alexander Pereira, il corpo di ballo aveva manifestato dubbi sulla scelta: è la prima volta che alla Scala la direzione della compagnia non è affidata a un ex ballerino bensì a un coreografo, tra l'altro - è stato scritto - centrato sul contemporaneo. «Non mi considero un coreografo accademico - ha rimarcato -, sono contemporaneo perché finché vivrò sarò contemporaneo. La mia formazione è classica, a 22 anni ho lasciato la compagnia di ballo dell'Opera di Roma non perché non amavo il classico, ma per come si faceva il classico. Mi è spiaciuto che sia stato visto come uno sprovveduto, come se non mi rendessi conto della storia di questo teatro». Alla Scala esordì 23 anni fa, mentre l'ultimo appuntamento è freschissimo, «Cinderella» di Prokofiev in scena fino a metà gennaio. Per la verità, galeotta fu proprio questa Cinderella che convinse definitivamente Pereira a puntare su Bigonzetti. Perché «è il più grande coreografo italiano, e ora gli do una casa» ha spiegato il sovrintendente. Dal 3 settembre, quando si seppe che il precedente direttore avrebbe lasciato la Scala per il Bolshoi, sulla scrivania del sovrintendente sono arrivate 25 lettere di candidatura. Poi la rosa si è ristretta a due nomi: quello di Bigonzetti e di Laurent Hilaire, ex Maitre de Ballet a l'Opera di Parigi. Chi dei due? Pereira si è confrontato con tutti, ma alla fine «la responsabilità è la mia, e devo essere convinto che la persona sia quella giusta». Bigonzetti creerà una delle tre nuove produzioni all'anno e crede molto nelle tournée.

Intende aprire collaborazioni con coreografi e compagnie con cui lavora da 25 anni, come lo Stuttgart Ballet di John Cranko, «vorrei che i miei maestri diventassero anche i maestri del corpo di ballo, tra l'altro pieno di giovani talenti, tra cui almeno 20 di alto livello».

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