Per quanto la campagna elettorale del segretario federale della Lega Nord Roberto Maroni sia stata intensa e pienissima di appuntamenti e la vittoria non così facile da prevedere, non c'è dubbio che nel quartier generale del Carroccio in via Bellerio qualche ragionamento su una possibile squadra per governare la Regione sia già stato fatto. Pochissimo è trapelato, se non che Maroni è pronto a ridurre il numero degli assessori e a concedere alle donne la metà delle poltrone. E quindi, ad urne appena chiuse, è già partita la caccia ai nomi. Tra i quali una delle poche certezze è che l'assessorato allo Sport sarà assegnato ad Antonio Rossi, campionissimo della canoa, plurimedagliato olimpico e portabandiera azzurro. Un altro punto fermo, oltre al fatto che Maroni terrà per sé le competenze su sicurezza, legalità e trasparenza, potrebbe essere la conferma dell'attuale assessore alla Sanità, il medico e professore Mario Melazzini il cui incarico è già stato annunciato. Un gesto che non è per nulla piaciuto al coordinatore del Pdl Mario Mantovani che ha richiamato gli alleati all'opportunità di una discussione con gli alleati a urne chiuse. «Dovranno tenere conto - ha detto intervistato dal Giornale - che il Pdl ha ottenuto un risultato migliore della Lega». Ma non è un mistero che il Pdl punti alla presidenza del consiglio regionale e che lo stesso Mantovani ambisca a un posto di rilievo in giunta, magari a quello di vice presidente (con deleghe da definire, forse proprio quelle alla Sanità). In questo caso Mantovani sarebbe pronto a lasciare il posto appena riconquistato in Senato e magari anche la fascia di sindaco ad Arconate, ma è altrettanto noto l'endorsement fatto da Maroni per un giovane amministratore e politico di valore come il sindaco pdl di Pavia, il «formattatore» Alessandro Cattaneo. Un volto nuovo per girar pagina con il passato e far digerire alla base leghista l'accordo fatto con il Pdl per far conquistare alla Lega la terza regione del Nord dopo Veneto e Piemonte. Ma, tornando alla Sanità, chi sa leggere nelle cose della Regione vede nella scelta di un uomo come Malazzini, l'oncologo del Pdl non ciellino, ma vicino a quegli ambienti, la volontà di Maroni di occupare con un uomo di assoluta fiducia il posto di direttore generale, il vero ponte di comando di un settore che ogni anno gestisce 18 miliardi di euro. Oltre che la salute dei cittadini, lombardi e non.
Ma un altro punto fermissimo della prossima giunta Maroni sarà Matteo Salvini, l'europarlamentare da sempre maroniano di ferro fatto salire fino alla carica di segretario lombardo della Lega. Capolista alla Camera, rinuncerà a un «inutile» (secondo i leghisti) seggio romano per dare il suo contributo all'avventura in Regione. Per lui un incarico legato ai giovani o al territorio. Dalla precedente giunta potrebbero arrivare l'assessore al Bilancio Romano Colozzi a cui Roberto Formigoni affidava il difficile compito di far quadrare i conti e il vice presidente leghista Andrea Gibelli che si è occupato di impresa e del suggestivo progetto della moneta complementare da affiancare all'euro. Un posto ci potrebbe essere per un varesino del Pdl come Raffaele Cattaneo che bene ha fatto a Infrastrutture e Mobilità.
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