Bocciato a scuola e in amore 16enne si butta dal 6° piano

Appena rientrata ha visto le chiavi dell’ingresso sul tavolo della cucina e ha capito che il figlio era a casa. L’ha chiamato, ha fatto il giro delle stanze, fino alla sua camera. Una sedia davanti alla finestra è stato il primo segnale. Lei l’ha tirata con forza, scagliandola via, s’è affacciata e ha visto steso sul cortile, sei piani sotto, il corpo del ragazzo. Il resto è solo tragica formalità, il 118, la polizia, le domande degli investigatori e la terribile verità: si è ucciso a 16 anni per essere stato prima bocciato e poi lasciato dalla ragazza.
Fabio era un ragazzo tranquillo, la madre poi lo descriverà agli agenti come molto riservato, quasi ossessionato dalla riservatezza. Che lei sappia, o solo sospetti, non ha mai abusato di alcol o droghe. Frequentava la quarta ginnasio, prima superiore, al liceo classico Beccaria. Dove aveva anche trovato la fidanzatina. «No, non l’ho mai vista, so solo che l’aveva conosciuta a scuola». Una vita come tante altre, una dignitosa abitazione al sesto piano di uno stabile verso la fine di via Forze Armate. Qui l’adolescente viveva con la mamma, una signora di 47 anni, e la sorellastra, 24 anni, nata da una prima unione della donna, mentre papà, 46 anni, se n’era andato dopo la separazione dalla moglie.
Mamma manda avanti la famiglia con grande attenzione e molti sacrifici: è dipendente dell’Atm e spesso le toccano i turni. Come appunto venerdì sera quando, terminato il lavoro era rientrata, all’1 di notte passata. Poi l’ingresso in casa, il sinistro silenzio, la ricerca del ragazzo, stanza dopo stanza, il nome del figlio che rimbomba senza risposta, infine la tragica scoperta, annunciata da quella sedia davanti alla finestra. Lei scende di corsa le scale, si precipita sul corpo steso nel cortile interno, lo abbraccia, è inerte, senza vita. Prova ugualmente a chiamare il 118. Arriva una lettiga, i medici rimbalzano l’allarme alla questura.
Qualche istante dopo ecco anche gli agenti. Che sia suicidio comunque pochi dubbi: c’è anche un biglietto lasciato dall’adolescente, poche parole per chiedere scusa a tutti, senza però spiegare le ragioni del gesto. Con cautela i poliziotti interrogano la donna. Che risponde tra le lacrime, sconvolta, come può essere solo una madre che ha appena perso un figlio. E in che modo. «No, nessun problema di alcol o droga. Almeno che me ne sia accorta io. E nessuna “cattiva amicizia”. A scuola? Male, è stato bocciato quest’anno. Problemi sentimentali? Sì anche quelli, è stato appena lasciato dalla fidanzatina, l’aveva conosciuta a scuola. No, io non l’avevo mai vista».
Alla fine una breve descrizione del carattere del figlio che forse meglio lascia intendere quale tarlo abbia scavato in questi giorni nella sua mente. Sgretolando certezze e voglia di vivere.

«Era molto timido, riservato, attento in maniera quasi maniacale alla sua riservatezza». Un carattere chiuso su cui sono deflagrate come bombe la bocciatura e la fine della sua prima relazione. Ha retto il primo colpo, il secondo l’ha annichilito.

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