Bombe e spranghe: 'ndrangheta a Pioltello

Un debito-capestro e l'esplosione in un condominio. Il gip: «Clima di vero terrore»

Cristina Bassi

Un boato in piena notte, all'1.20, sveglia i condomini della palazzina di via Dante a Pioltello. Tre dei quattro piani dello stabile sono gravemente danneggiati e le famiglie, 27 persone compresi i bambini, sono costrette a lasciare le proprie case. Un terremoto? No, una bomba della 'ndrangheta.

È il 10 ottobre scorso, il bersaglio dell'ordigno è un operaio ecuadoriano di 45 anni. Aveva fatto scadere l'ultimatum, fissato per mezzanotte, perché non riusciva a pagare un debito contratto dal figlio che in pochi mesi era passato da 20mila e 32mila euro. Per l'agguato i carabinieri del Nucleo investigativo di Monza e della Compagnia di Cassano d'Adda, coordinati dai sostituti procuratori della Dda Ilda Boccassini e Paolo Storari, hanno arrestato Roberto Manno, 25enne di Melzo. È accusato di detenzione di materiale esplodente, estorsione e usura, aggravati dalle modalità mafiose. Il ragazzo è incensurato, ma appartiene a una nota famiglia di 'ndrangheta ai vertici della «locale» di Pioltello. È figlio di Francesco e nipote di Alessandro, originari di Caulonia nel Reggino, finiti in carcere nell'inchiesta «Infinito» e condannati rispettivamente a nove e 15 anni. «Se non paga il figlio, paga il genitore - diceva l'aguzzino -. Vedrai cosa ti succederà». L'altro episodio violento è documentato da un'intercettazione in cui Manno si vanta di aver picchiato un giovane per un debito di droga. Con calci, pugni e una spranga chiamata «marruggio», in un parco davanti ai bambini. Per il gip Paolo Guidi, che firma l'ordinanza di custodia cautelare, il clima di intimidazione era diventato «vero e proprio terrore». Tanto che padre e figlio ecuadoriani sono tornati in patria. E anche la madre vorrebbe: «A Pioltello - ha spiegato agli inquirenti la donna - la vita è diventata invivibile.

Quando sono tornata a casa a prendere le mie cose, la gente del condominio voleva picchiarmi e diceva che era colpa mia quello che era successo. Poi qui tutti sanno che i Manno sono gente pericolosa...». Suo marito lavorava da 15 anni stabilmente in una ditta di costruzioni.

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