Ignazio La Russa, da ministro della Difesa, ha lavorato per avere i militari nelle strade milanesi. Con lui abbiamo affrontato il tema della sicurezza in città.
Milano è la città meno sicura d'Italia, la prima per numero di reati denunciati. E gli atti di criminalità sono in aumento. Come se lo spiega?
«Il dato è statistico ma la cosa è sotto gli occhi di tutti senza bisogno di ricorrere ai numeri. La sicurezza non è un fatto che si crea indipendentemente dalle azioni e dai comportamenti chi ha il compito di amministrare la città. È il frutto di una serie di provvedimenti e di attenzioni comuni».
Vuol dire che vede comportamenti in contraddizione con la difesa della sicurezza dei cittadini?
«Non voglio dire che la giunta Pisapia non abbia a cuore la sicurezza, ma è evidente che nelle priorità è stata retrocessa di molti punti rispetto a quanto avveniva con la giunta Moratti e con il centrodestra. Al limite per la sinistra la sicurezza è prioritaria a parole».
È un suggerimento alla giunta Pisapia?
«Non è una questione legata solo a questa giunta, è la cultura di sinistra, non solo di Pisapia. Spesso dicono che i dati sono un'invenzione, che è soltanto propaganda. E poi c'è il giustificazionismo per cui la colpa non è della singola persona ma della società, dei poteri, del fatto che c'è chi ha di più e chi di meno».
Crede che l'assenza dei militari dalle strade milanesi contribuisca a far diminuire la sicurezza della città?
«Questa cultura che ho descritto porta a non mettere in atto tutti gli atti di prevenzione e repressione possibili. Il no alle ronde dei soldati, che loro hanno considerato inutili, e di cui ormai mi sono quasi stufato di parlare, non ha portato solo un danno concreto, perché sono aumentati i disagi. È stato anche un segnale. E quando dai un segnale del genere, la criminalità cresce».
L'alta concentrazione di extracomunitari a Milano suggerirebbe politiche particolari?
«Io noto maggiore tolleranza. Sembra quasi che un reato commesso da italiano sia più grave di un reato commesso da uno straniero. Io invece credo che non vi sia differenza, che chiunque, sia italiano o straniero, nomade o stanziale, debba avere lo stesso trattamento. La sinistra ha questa specie di permissivismo verso gli extracomunitari».
Il numero di nomadi in città è triplicato.
«La sinistra sostiene che è quasi una forma di cultura da parte dei nomadi rubare, si arriva a pensare che è quasi un esercizio lecito. Non tutti chiaramente lo fanno, ci mancherebbe. Ma così si finisce a danneggiare i ceti più deboli».
Chi sono i più deboli di fronte alla mancanza di sicurezza?
«I ceti popolari, che sono i più indifesi. Chi vive nei palazzi del centro, con guardianìa e porte ben serrate, certamente è meno esposto al rischio di chi vive in zone lontane dal centro, in case più esposte, va a lavorare in bicicletta. Alla fine gli onesti lavoratori dei ceti popolari sono quelli che pagano di più e fa specie che la sinistra non lo capisca».
Il Sap, sindacato della polizia, propone di ridurre le scorte per avere più volanti e gazzelle da usare a tutela della sicurezza dei cittadini. Condivide?
«Tutto si può fare. Da ministro ho subito dimezzato la mia scorta e adesso da ex ministro ho dimezzato la scorta già dimezzata.
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