Sono arrivati all'improvviso. Tanti, inattesi e tutti adesso. Nell'ordine di qualche decina a settimana. Non sono dei bebè ma ragazzi dai 12 anni in su in arrivo da paesi extracomunitari per stare insieme a mamma e papà che lavorano in città. Si tratta di «ricongiungimenti familiari», così come previsto dalla legge e dunque questi ragazzi hanno tutti i diritti di restare a Milano e frequentare la scuola. Ma per loro banco e sedia non era previsto nelle classi milanesi. Arrivando adesso, tutti insieme, hanno messo in difficoltà gli uffici scolastici che, ad anno ormai avviato, hanno già classi fatte e organici fissati. Un conto è inserire l'arrivo una tantum. Un conto un'ondata «anomala» come sta succedendo in questi giorni. «Abbiamo chiesto a Comune e Prefettura di fornirci i dati complessivi perché non sappiamo quanti sono in totale. Non sapevamo che sarebbero arrivati così tanti e tutti insieme - commenta il provveditore milanese Giuseppe Petralìa - Ora dobbiamo capire dove e come inserirli». Chi gestisce la scuola non ha capito cosa è successo. Suppongono ci sia stato una sorte di intasamento agli uffici della Prefettura che si occupa di rilasciare i nulla osta per i ricongiungimenti. Un intasamento che si sarebbe sbloccato tutto d'un colpo adesso. Sta di fatto che da meno di un mesetto i ragazzi che arrivano a Milano grazie ai ricongiungimenti familiari sono tantissimi. Nell'ordine di qualche decina a settimana. Anche se il numero totale non è ancora conosciuto.
È un'emergenza tutta milanese come conferma anche il direttore dell'ufficio scolastico lombardo Francesco De Sanctis, interessato da Petralìa dell'improvviso boom di alunni da sistemare nelle classi cittadine. Proprio venerdì c'è stato un incontro tra tutte le istituzioni che si occupano del fenomeno per capire innanzitutto quanti sono e quindi gestire l'inserimento a scuola. Comune e Prefettura sono all'opera con i quattro «poli start», le strutture territoriali per l'integrazione, attivi dal 2008 che elaborano progetti per l'accoglienza e l'inserimento degli alunni con cittadinanza non italiana.
Ma l'inaspettato arrivo crea non pochi problemi. «Questi ragazzi hanno titolo e diritto di essere inseriti a scuola - commenta De Sanctis - ma è chiaro che questo numero maggiore di ricongiungimenti crea delle difficoltà». Anche perché al momento gli uffici scolastici non sanno ancora quale sarà il numero totale dei ragazzi da inserire. «Ho chiesto qual è la dimensione del problema - prosegue De Sanctis - e la prossima settimana sapremo il numero totale. Una volta quantificato il fenomeno, andremo a cercare le scuole dove c'è la giusta capienza. Anche perché non possiamo riempire troppo le classi».
Non è solo una questione legata alla didattica. Le classi-pollaio sono certamente limitanti per l'apprendimento ma diventano anche un (semplice) problema di sicurezza. «Ad oggi non abbiamo comunque superato il tetto previsto dalla legge del 26 per cento per l'inserimento dei ragazzi stranieri», racconta ancora De Sanctis. Ma chissà se adesso quel «tetto» potrà essere mantenuto. Anche perché i ragazzi non sono piccoli. Hanno dai 12 anni in su e possono entrare al massimo all'ultimo anno delle elementari, ma soprattutto alle scuole superiori di primo grado, le vecchie medie. «Non è che i dirigenti scolastici non li vogliono.
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