Mentre Nino Caianiello e gli altri arrestati dell'operazione «Mensa dei Poveri» hanno superato la boa dei due mesi di carcere preventivo, la lista degli indagati che scelgono di collaborare con la Procura, rafforzando il quadro delle accuse, si arricchisce di un nome importante: quello di Laura Bordonaro, già presidente di Accam, il consorzio intercomunale che gestisce lo smaltimento dei rifiuti nella zona di Busto Arsizio. La Bordonaro non era solo una manager pubblica: era anche, secondo quanto emerge dalle carte dell'inchiesta, legata da una relazione sentimentale a Caianiello, il coordinatore di fatto di Forza Italia della zona, l'uomo chiave dell'inchiesta. Ed è probabile che anche (o soprattutto) in questa seconda veste abbia acquisito notizie interessanti per i pubblici ministeri.
Ieri la Bordonaro, che è agli arresti domiciliari, è stata interrogata in Procura e ha fatto una lunga serie di ammissioni sulle accuse che le vengono rivolte. Sulla donna pesano tre capi d'accusa per associazione a delinquere, corruzione e turbativa di gara. Non si parla di grandi cifre, ma nel castello dell'accusa quello che conta è che la Bordonaro si fosse messa pienamente al servizio della lobby guidata da Caianiello. Anzi, stando all'ordinanza di custodia eseguita all'inizio di maggio, la donna avrebbe consentito che fosse il suo amico Caianiello il vero dominus di Accam, «tollerando tale funzione di fatto esercitata e conferendole piena legittimazione».
Ai pm, Laura Bordonaro ha confermato l'esistenza di un sistema di false consulenze affidate da Accam a professionisti della zona, i quali poi restituivano in contanti l'importo a Caianiello, dopo averne trattenuto una quota. La durata dell'interrogatorio fa pensare che, oltre ai singoli episodi, la manager abbia affrontato anche il tema dell'associazione criminale di cui è accusata di fare parte.
Con l'interrogatorio della Bordonaro si avvicina alla fine la prima fase dell'indagine che la Procura si sta preparando a chiudere con la richiesta di giudizio immediato almeno per gli indagati che sono ancora in custodia cautelare. Ormai improbabile che la richiesta possa arrivare prima della pausa estiva, ma subito dopo le vacanze i pm intendono tirare le somme. Tra i destinatari della richiesta di rito immediato ci sono anche Fabio Altitonante, consigliere regionale di Forza Italia e l'ex consigliere comunale Pietro Tatarella. Quest'ultimo è stato interrogato alla fine del mese scorso, ha compiuto alcune parziali ammissioni soprattutto di carattere fiscale e ha comunicato il suo ritiro dalla vita politica. Ma questo non è bastato per convincere i pm a liberarlo.
Capitolo a parte
quello che riguarda Attilio Fontana, presidente della Regione. La Procura sembrava orientata a stralciare la sua posizione per non tenerlo troppo a lungo sulla graticola in attesa del processo, ma finora non è accaduto niente.
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