Varcano l'ingresso del palazzo di Brera molte centinaia di migliaia di persone all'anno, solo alla Pinacoteca ne entrano 250mila, poi ci sono i turisti che si affacciano per una foto, i curiosi, gli studiosi che salgono alla biblioteca Braidense, i visitatori dell'orto botanico o delle mostre temporanee allestite nelle varie ali, dall'Osservatorio astronomico all'Istituto lombardo di scienze e lettere. Poi ci sono i 4mila studenti dell'Accademia, inquilini fissi, che vanno e vengono, vivaci e pieni di energie positive. Non si può certo dire che sia un palazzo abbandonato: eppure, percorrendo i grandi corridoi dell'Accademia - spazi accessibili a tutti nei quali si entra superando il cortile d'onore - viene da pensarlo. I muri sono sporchi, i soffitti scrostati, scritte e sporcizia ovunque. Non parliamo, sia chiaro, del tipico disordine di una scuola - fogli, bacheche, manifesti, avvisi, segnalazioni - che sono il normale metabolismo di una comunità di ragazzi. Parliamo del degrado strutturale, che non ha giustificazioni.
L'estate scorsa sono stati imbiancati alcuni soffitti a volta dei corridoi, ma tuttora la maggior parte di essi si sfalda e i lembi delle pitture penzolano come le squame di una pelle malata. Le pareti sono intrise di sudiciume, i pavimenti impregnati di polvere. Lungo tutto il percorso dei corridoi, un enorme quadrato al quale si affacciano le aule, sono allineate grandi statue di gesso vittime di anni di incurie e incrostate di escrementi di piccioni, in strati antichi e recenti. Sembra una beffa il contrasto tra le pose ardite o sensuali di certe figure, e la loro arrendevolezza alle imbrattature della negligenza. I piccioni svolazzano sinistri nella penombra, si fermano su teste e cornici, con la spudoratezza di chi ha conquistato uno spazio. Nel corridoio a Sud, una serie di lapidi e di bassorilievi ottocenteschi segnano momenti della storia di un'istituzione della quale Milano è sempre stata orgogliosa: «A Giovanni Perego, pittore di scene/ per novità di pensieri/ purezza di stile/ armonia di colorito/ illusione ottica/ mirabilissimo...» (1819); «B. Borsani architetto/ dal 1872 al 1906 maestro e spirito animatore di questa scuola...»; «al cav. Giuseppe Longhi gli eredi e i molti amici riverenti alla fama del professore» (1843).
Quasi a disprezzo di quelle tracce di pensieri nobili, i marmi ormai sono tutt'uno con polvere centenaria, mai rimossa e mia lavata via con un getto d'acqua compassionevole. Quelle memorie qui sono offese più che in un cimitero, dove è più facile sprofondare nelle sabbie mobili dell'anonimato: qui no, le scritte rivolte con ammirazione a docenti, artisti, architetti, pittori, sono parte della storia dell'accademia, sono l'accademia stessa.
Ma l'incuria non è solo verso il passato. Nel primo cortile a sinistra, quello sul quale si affacciano gli uffici della Soprintendenza, dalle finestre escono fili elettrici presumibilmente fuori norma, sicuramente fuori da ogni buon senso. Sullo scalone poderoso che porta alla Braidense, chi sale è sovrastato da cumuli di tele di ragno sospese e appesantite dalla polvere.
Il cortile d'onore è salvo, pulito e discretamente mantenuto. Certo, qualche sasso del selciato è saltato via, qualche catena intorno al bronzo di Napoleone è a terra, sganciata dalle colonnine. Ma i muri del chiostro, si vede, sono stati rinfrescati e le scale per la Pinacoteca sono tenute con decoro: questa è la parte più esposta ai turisti. Tutto il cortile un paio d'anni fa è stato ricoperto da un'invisibile rete di nylon, che difende dai piccioni senza velare la luce. «Utile, sì, ma molti uccelli entrano ancora dall'arco d'ingresso, e da qui s'infilano dove vogliono» ammette rassegnato un inserviente.
L'entrata da via Brera dovrebbe dare il meglio per spalancare alla gente il Louvre milanese. Invece la portineria è aperta solo di mattina, dalle 13.30 in poi nessuna informazione e «corrispondenza nelle cassette postali», raccomanda un avviso.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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