«Brexit e no tax area? Sala in viaggio a Londra ha solo perso tempo»

Bocciata l'idea delle agenzie europee in città «E la zona senza tasse a Expo non è fattibile»

Alberto Giannoni

Beppe Sala in missione si fa fotografare col sindaco di Londra Sadiq Khan. Stretta di mano affettuosa e sorrisi ma il primo cittadino di Milano vorrebbe approfittare della «Brexit» (l'uscita della Gran Bretagna dall'Ue) per portare a casa un paio di agenzie europee.

«Sta perdendo un po' tempo» avverte Stefano Parisi, che torna a parlare a due settimane dal ballottaggio perso e alla vigilia del primo Consiglio comunale, che oggi si riunisce sotto la presidenza di Beatrice Uguccioni (Pd) per eleggere il presidente (Lamberto Bertolè) e prendere atto delle nomine e delle surroghe.

Alterna stoccate e mani tese l'ormai ex candidato sindaco del centrodestra. Lo stile non cambia. Parisi è deciso quando parla di moschee. Spiega che il tema è delicato e ripete che Sala e suoi l'hanno preso sottogamba. Definisce uno «choc» l'uscita dal Pd di Maryan Ismail, l'antropologa italo-somala che ha accusato i «dem» di aver scelto la parte più «oscurantista» dell'islam. Parisi propone una delegazione di consiglieri ed esperti che vada a incontrare le diverse anime della comunità musulmana milanese, «di cui - ricorda - il Caim rappresenta una piccola fetta». Per il candidato del centrodestra il piano moschee del Comune è da bocciare. «Ha generato molta confusione e fermerei quella procedura» - ha detto - «è sbagliato far vincere le gare a chi fa l'offerta maggiore» perché «sappiamo bene che il Caim è la realtà che ha maggiore disponibilità finanziaria». Parisi si è detto «disponibile ad aiutare Sala per rafforzare il peso di Milano in questa direzione».

Ciò su cui Parisi ha negato una «mano» è l'emergenza profughi. «Quando l'ho proposto in campagna elettorale - ha spiegato- sono stato criticato dai miei ma io sono una persona responsabile», «Sala si rifiutò di farlo e oggi mi sembra strano essere chiamato al senso di responsabilità quando non c'è stato in campagna elettorale». Per Parisi la maggioranza ha i numeri per governare e «non deve chiedere il permesso al centrodestra» per usare il campo base di Expo per l'accoglienza. «Io penso che sia sbagliato mettere lì i profughi - commenta - dal punto di vista non logistico, ma dell'immagine». Il punto è che, vicino al campo base, nel sito Expo vero e proprio, dovrebbe sorgere un grande polo della ricerca. E il premier Matteo Renzi promette di creare lì una «no tax area» e sogna di ospitarvi anche le due agenzie europee che Sala vorrebbe portare a Milano. Ma la no tax area per Parisi è «non fattibile». «Rientra nelle politiche degli aiuti per le quali Bruxelles dovrebbe autorizzare l'Italia a dare aiuti di Stato - spiega - cosa non fattibile».

Per Parisi «andare a chiedere la presenza delle agenzie come Eba e Emanon ha molto senso» perché «è una trattativa lunghissima e durissima che si fa con la logica della compensazione» fra Stati, «è un po' tempo perso» avverte. E conclude: «Non è che portando qui un ufficio burocratico di Bruxelles noi diventiamo attrattivi, dobbiamo attrarre società private».

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