L'agonia della provincia di Milano è iniziata con la travagliata fine della carriera politica di Filippo Penati. Quando nel 2009 lascia la poltrona più alta dell'ente nato nel 1860, i conti dicono che ci sono 821 milioni di debito. La punta massima mai raggiunta, anche in virtù dei consistenti prestiti contratti per comprare le quote della Serravalle, viene raggiunta l'anno dopo con 832milioni. Una corsa iniziata dieci anni prima e che ha vissuto la sua accelerazione proprio sotto il mandato dell'ex sindaco di Sesto San Giovanni: nel 2000 la Provincia in quella voce di bilancio aveva segnato 466milioni. Poi è salito costantemente fino al 2004 quando ha oltrepassato la soglia dei 600milioni. E nel mandato Penati è aumentato di oltre 200 milioni di euro. Una botta consistente e di cui ancora oggi si sentono gli effetti: poco tempo fa il sindaco metropolitano Giuliano Pisapia ha dichiarato di essere riuscito a chiudere il bilancio nonostante i debiti lasciati dall'Amministrazione precedente. Ma durante il mandato Podestà il debito è diminuito: solo dal 2010 al 2012 si parla di circa 100 milioni di euro. Si è passati rispettivamente da 832 a 710 milioni. E poi è sceso ancora: oggi si attesta su numeri simili al 2004. Un taglio molto consistente che è stato portato avanti con un massiccio piano di dismissioni, sia delle quote societarie sia degli immobili della Provincia, che attraverso altri interventi come un incremento delle sanzioni agli automobilisti sui mille chilometri delle strade provinciali. I 94 milioni di buco di cui si è parlato nelle ultime settimane sono parte dei trasferimenti statali che la Città metropolitana deve versare a Roma. È dunque Renzi che indebolisce i conti del neonato ente: in tre anni, 2015-2017, i milanesi dovranno inviare alle casse dello Stato 468 milioni di euro come evidenziato già a luglio dall'Osservatorio metropolitano di Milano. Un esborso non da poco e secondo alcuni il vero colpo da ko per i conti provinciali anche se è già diminuito: con il decreto sugli enti locali la richiesta di trasferimenti è stata ridotta di una cinquantina di milioni, arrivando ai 94 di cui aveva parlato Pisapia. E allo stesso tempo un argomento che l'attuale primo cittadino forse non può usare visto che lui e il Pd sono alleati, come ha dimostrato l'invito a ricandidarsi. «Quando era Berlusconi al governo e i tagli non erano di queste dimensioni – ricorda un politico milanese di lungo corso – Pisapia protestava e diceva che toglievano le risorse per mettere in difficoltà i sindaci, mentre adesso non si alza una voce né da lui né da Fassino e colleghi». E comunque la tanto criticata Provincia, nata anche prima dell'Unità d'Italia, è un ente con meno dipendenti e debito pro capite del Comune: se Palazzo Marino ha un dipendente ogni 1936 abitanti e 3,074 euro di debito, la Città metropolitana ha un dipendente ogni 88 abitanti e 170 euro a cittadino di debito. Anche se il peso complessivo della spesa per chi lavora per la Città metropolitana è cresciuto in proporzione: il bilancio tra tagli e ridimensionamenti vari si è quasi dimezzato, ma quella voce è rimasta invariata. E molti di questi ancora non sanno con certezza quale sarà il loro futuro perché nel frattempo la Provincia è morta, anche se Penati ha avuto la soddisfazione di vedere che i Ds, suo ex partito, non si sono costituiti parte civile nel processo a suo carico.
«Si vede che non mi credono colpevole – ha commentato Penati che si deve difendere dall'accusa di aver preso tangenti per almeno 3,5 milioni di euro – e non vogliono rivalse». Lo stesso discorso però non vale per la Provincia di Milano, per il Comune di Sesto e la Serravalle che hanno chiesto danni complessivi per 31 milioni di euro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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