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Fine di un MiTo, ma niente paura. Il tiepido autunno si conferma frizzante e gli appassionati di classica e contemporanea che hanno di che consolarsi con la riapertura della storica rassegna «Milano Musica» che, fra Piermarini e altre sedi, illustra una geografia tutta europea della creatività musicale contemporanea. Ma è soprattutto l’apertura della stagione teatrale a solleticare l’interesse, in virtù di novità che potrebbero, a breve e media scadenza, proiettare Milano al centro della scena nazionale. Fa piacere ascoltare gli echi di soddisfazione da parte dei direttori dei teatri convenzionati che nelle scorse settimane si sono visti aumentare i contributi da parte del Comune. Una boccata d’ossigeno che rende merito al sindaco ma impone ai teatri cittadini una maggiore presa di responsabilità nei confronti delle produzioni che, come impone la legge, dovrebbero favorire l’apertura al nuovo. Un segnale è arrivato nei giorni scorsi dalla rassegna «Previsioni», che ha chiamato a raccolta gli ex allievi della Paolo Grassi per presentare in varie sedi i propri spettacoli. Perché il sogno diventi realtà, sarebbe utile che i singoli teatri si assumessero il rischio di investire sulle giovani compagnie, al di là di episodiche rassegne. Buone notizie arrivano anche dalla periferia che, nel prossimo futuro, sarà vivacizzata dal Teatro Crt in procinto di lasciare la sede del Teatro dell’Arte per trasferirsi in zona Chiesa Rossa. I centri di cultura, dicono le statistiche, migliorano la sicurezza dei quartieri e il Crt ha maturato un’esperienza di livello europeo, come dimostra il prossimo cartellone che annovera alcuni tra i migliori registi di ricerca come Emma Dante. Attesa anche per il resuscitato Franco Parenti.

La città si sta affacciando al contemporaneo anche nelle contaminazioni come con l’ultima puntata del ciclo «Apertamente» all’Ottagono che presenta mercoledi «L’orecchio di Beethoven» di e con Massimiliano Finazzer Flory, insieme al Quartetto d’archi della Scala.

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