In campo per Forza Silvio: i fan che aspettano «il leone»

Tifosi, cittadini qualunque e perfino bambini sostano davanti al San Raffaele per fare coraggio a Berlusconi

Elena Gaiardoni

Giuseppe Angiolini, tassista milanese, l'altro giorno in corso Italia ha detto: «Siamo tutti sull'attenti e pensiamo al nostro Silvio». Nostro? «Silvio è nostro, di Milano, di tanta vita di queste strade e piazze». Un ammiratore ha bivaccato per l'intera notte davanti al San Raffaele. È napoletano e ha uno striscione: «Forza Silvio, non mollare. Napoli è con te». Da Milano a Napoli, e più giù, a giudicare dai messaggi su Twitter, molti italiani erano sintonizzati mentalmente con il San Raffaele, dove il leader di Forza Italia ieri ha subito quasi cinque ore di intervento al cuore.

Tifosi del Milan, persone comuni e perfino bambini sostavano davanti al complesso ospedaliero nella giornata mondiale delle donazioni di sangue e in un certo senso la preghiera di tanti per la salute del «leone», l'epiteto più usato per Berlusconi in queste settimane, è stato l'offrire un sangue sottile, mentale, a chi in quel momento col suo sangue stava facendo i conti. «Silvio è un lottatore - dice una signora -. La battaglia non lo spaventa. Lo rafforza». I curiosi passavano davanti al San Raffaele senza schiamazzare, accontentandosi di uno scatto di telefonino puntato alle finestre. Saranno anche gli anni che finiscono col numero 6 che colpiscono al cuore Silvio Berlusconi, visto che l'altro intervento subito al centro del petto è stato il 20 dicembre del 2006 a Cleveland. Fu eseguito dopo il malore di Montecatini.

Quella fu la prima cicatrice, a cui ora se n'è aggiunta un'altra. Se a pochi giorni dal Natale del 2006 il professor Andrea Natale, non è un gioco di parole ma è vero, eseguì l'impianto di un pacemaker, ieri l'intervento del professore bergamasco Ottavio Alfieri è stato di più salata entità, ma il risultato è uguale: tutto bene.

Dieci anni di intervallo, la scena del potere è cambiata, ma poi non del tutto. L'altra volta i primi a congratularsi con Silvio Berlusconi furono Romano Prodi, allora Presidente del Consiglio, Umberto Bossi, allora a capo del Carroccio. Sono nomi che oggi ci fanno dire «però, il tempo è passato!», ma intanto il principale attore, ovvero «quel sacramento di Silvio», come usa dire Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, passato non è mai, perché il leone continua a ruggire.

«Sacramento». Epiteto in cui si uniscono terra e cielo. E il cielo del presidente del Milan è complesso quanto la terra, perché in cielo ci sono le vere forze che non mentono mai, quelle indispensabili per ottenere la verità, la via, la vita, come sa un altro fedele: Gianni Letta.

È la vita ora che conta. Ma torniamo al diario del decennio addietro. Due nomi comparivano dopo l'intervento in Ohio. Uno. Alberto Zangrillo, medico personale di Berlusconi anche allora, nell'equipe medica anche allora.

Poi ce n'è un altro: Francesca Pascale. Nelle cronache del 2006 si leggeva: «A Napoli è apparso un Silvio Berlusconi vestito da Babbo Natale su uno striscione che recitava: Silvio esiste e resiste.

Per questo è un buon Natale». L'iniziativa è firmata da Francesca Pascale, presidente del comitato della Casa delle Libertà». Oggi Francesca non è presidente di un comitato. Sola, era alla finestra del San Raffaele, in lacrime.

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