Il candidato Scajola rimescola le carte anche tra i centristi

Il candidato Scajola rimescola le carte anche tra i centristi

C'è un fantasma che si aggira per la Lombardia e il suo nome è Claudio Scajola. Anche se l'ex ministro è di Imperia, la circoscrizione elettorale per le Europee comprende Piemonte, Val d'Aosta, Liguria e Lombardia. E così la competizione riguarda anche Milano e la sua regione, rimescolando gli equilibri dell'area centrista. Una sfida aperta in casa del Nuovo centrodestra.
Il nome di Scajola è ritenuto in grado di drenare consensi in ambienti ex democristiani, dopo che il politico di Forza Italia è stato recentemente assolto dalle accuse legate alla compravendita della famosa casa al Colosseo «pagata da altri a sua insaputa» (allo scoppio dello scandalo si era dimesso da ministro) così come lo scorso anno era stato assolto dall'inchiesta legata ad appalti al porto d'Imperia.
La solida ipotesi Scajola si aggiunge alle altre candidature importanti di Forza Italia in Lombardia: il consigliere politico di Berlusconi, Giovanni Toti, e le due europarlamentari uscenti Licia Ronzulli (già lanciata più volte dal presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi) e Lara Comi. Insomma, si tratta di una caccia alle preferenze movimentata, anche se alle Europee si possono esprimere fino a tre preferenze.
Alle elezioni europee è legato l'altro importante tema politico, ovvero il «tagliando» alla giunta Maroni per cui spinge Ncd. La posizione di Forza Italia è netta: non toccare nulla almeno fino ai risultati delle Europee. La coordinatrice regionale, Mariastella Gelmini, ha già spiegato più volte di essere contraria a qualsiasi modifica. «Squadra che vince non si tocca» è la posizione del partito. Una linea nata e consolidata dal confronto con il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Berlusconi sarebbe stato duro nel criticare le richieste del Nuovo centrodestra: i consiglieri di Fi e Ncd sono stati tutti eletti con i voti del Pdl e quindi una modifica degli assetti potrebbe essere presa in considerazione solo dopo una verifica elettorale, attesa appunto alle Europee.
D'altro canto anche il presidente della Regione, Roberto Maroni, esclude cambi a breve, soprattutto in base a richieste che arrivino dalle segreterie dei partiti. Maroni ha preso tempo, rinviando la questione al 21 marzo, primo compleanno della sua giunta, e soprattutto senza escludere che la verifica sull'azione di governo si concluda con un nulla di fatto, senza cambi di alcun genere a Palazzo Lombardia.
L'occasione di confronto per decidere il futuro della giunta sarebbe un incontro di un'intera giornata organizzato da Maroni per il 21 marzo a Villa Erba, a Como, a cui parteciperanno gli assessori, le parti sociali e gli altri protagonisti della vita economica e civile della Regione. Obiettivo: valutare quello che è stato fatto in questo primo anno di attività, come ripete da tempo Maroni.

«Lì ascolteremo il giudizio delle parti sociali e, se diranno che per loro va tutto bene, non vedo motivo per cambiare la squadra; se evidenzieranno criticità, interverremo» sono state le parole di Maroni. Cioè si comincia a discutere solo da quel momento e si cambia solamente se necessario.

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