Il capogruppo azzurro al governatore «Chi ha preso i voti diventi assessore»

Presidente Claudio Pedrazzini, il governatore Roberto Maroni dice che in Regione di cambi di assessori non se ne parla.

«Non è questione di rimpasto, è una questione di contenuti».

Dice che non se ne fa nulla. Almeno finché la Regione non saprà bene quali siano le sue nuove competenze.

«A Forza Italia fa male sapere che Maroni è al dodicesimo posto nella classifica dei governatori sul gradimento dei cittadini».

Vi fa male?

«Siamo sempre stati un partito leale e vorremmo vedere sempre Maroni al primo posto. Così come la Lombardia si merita».

Chiedete scranni in giunta, ma il partito è diviso.

«Il partito è unito. Ho incontrato il presidente Silvio Berlusconi con Mariastella Gelmini e Giovanni Toti e abbiamo condiviso la difficoltà delle categorie economiche e produttive per nulla soddisfatte della Regione».

Perché?

«Perché è priva di un modello di sviluppo complessivo che sappia andare al di là delle singole proposte dei partiti».

E quindi cosa vorreste fare?

«Dobbiamo assolutamente diminuire la distanza tra cittadini, imprese e assessori. E tra il consiglio regionale e la giunta».

In una parola rimpasto.

«Chiediamo una maggiore presenza in giunta di chi per Fi ha preso voti ed è entrato in consiglio».

Maroni non sembra convinto.

«Deve capire che questo serve anche per rinsaldare l'alleanza per le comunali 2016 a Milano».

Fi chiede alle Lega attenzioni?

«Anche alle elezioni europee Forza Italia è stato il partito più votato del centrodestra».

Ai lombardi non sembrerà solo una guerra di poltrone?

«Assolutamente no. Noi vogliamo recuperare i voti dei moderati, delle piccole e medie imprese, dei professionisti e dei giovani che possono tornare a votarci».

Perché dovrebbero farlo?

«Perché sono già delusi dalla verbosità della politica degli annunci del governo Renzi. E proprio dalla Lombardia deve partire un centrodestra che interpreti i bisogni degli imprenditori».

Maroni ha detto che la faccia ce la mette lui. E quindi è lui che decide, non i partiti.

«La nostra è solo la legittima richiesta di rilanciare la sua azione di governo. Avvicendando assessori esterni con i consiglieri».

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