Il cardinale Martini nel Famedio con Bocca, Mangiarotti e Colombo

Il cardinale Martini nel Famedio con Bocca, Mangiarotti e Colombo

Il nome dell'arcivescovo emerito Carlo Maria Martini, scomparso lo scorso agosto e sepolto nel Duomo, sarà iscritto nel Famedio insieme ad altre 18 personalità tra cui lo scrittore e giornalista Giorgio Bocca, il primo presidente del Consiglio regionale lombardo Gino Colombo, il marionettista Carlo III Colla, monsignor Luigi Padovese, ucciso due anni fa in Turchia e gli ex partigiani Stella Vecchio e Alessandro Vaia. A scegliere i nomi, votati all'unanimità, la Commissione comunale consultiva per le onoranze al Famedio.
Compariranno tra i Grandi milanesi, durante la cerimonia del 2 novembre anche Claudio Beretta studioso del dialetto, l'arbitro di calcio Giulio Campanati, il fondatore del comitato milanese della Croce Rossa Italiana Cesare Castiglioni, l'avvocato Gino Colombo, primo presidente del consiglio regionale lombardo nonché segretario generale dell'ente Fiera Milano. Giustizia è fatta.
Un «debito» questo che l'amministrazione ha con la famiglia Colombo da almeno quattro anni, dall'ottobre 2008. L'anno scorso la famiglia un po' risentita scriveva al presidente del consiglio «mai un riconoscimento dal Comune, nè con Ambrogino nè al Famedio, eppure è stato propio l'indotto fieristico a contribuire in quegli anni in modo prevalente allo sviluppo della città».
Ha guadagnato il Famedio anche il tenore Franco Corelli, protagonista di sei serate inaugurali alla Scala tra il 1960 e il 64, visse nella nostra città dagli anni Cinquanta alla sua scomparsa nel 2003.
Milano città medaglia d'oro della Resistenza rende onore anche a quattro partigiani: Alba dell'Acqua Rossi attivista dell'Anpi, la giornalista e staffetta partigiana Isotta Gaeta, Stella Vecchio, Ambrogino d'Oro nel 2009 e Alessandro Vaia, Medaglia d'argento al valor militare e dirigente comunista.
Tra coloro che fecero grande la nostra città si ricorderanno anche Andreina Franco Repellini, professoressa di Filosofia del Parini, Giuseppe Grandori docente di Scienza delle costruzioni al Politecnico e «padre» dell'ingegneria sismica moderna, Alceo Riosa, docente di Storia contemporanea alla Facoltà di Scienze politiche della Statale e Ferdinando Targetti docente di Economia politica alla Bocconi, autore di una quarantina di libri (premio Capalbio nel 2008 per «Le sfide della globalizzazione»).
Il 2 novembre saranno iscritti nel pantheon al Monumentale anche il re della scherma tricolore, cinquanta titoli internazionali Edoardo Mangiarotti, scomparso lo scorso maggio, il pittore Attilio Melo, Monsignor Luigi Padovese, frate francescano, delegato apostolico dell'Anatolia ucciso dal suo autista il 3 giugno 2010 e Umberto Fazzone, segretario generale del Consiglio regionale della Lombardia, nom3e che aveva fatto discutere durante l'assemblea per l'assegnazione degli Ambrogini nel 2011.
Niente da fare invece per Pierluigi Torregiani, il gioielliere assassinato il 6 febbraio 1979 durante un agguato dei membri del gruppo Proletari Armati per il Comunismo. Il nome, proposto dal vicepresidente del consiglio De Corato, l'anno scorso per l'Ambrogino era stato «rimandato» al Famedio, ma Torregiani non risponde ai requisiti per l'iscrizione tra i grandi milanesi.

«Tutte le vittime del terrorismo sono state ricordate, tranne Torregiani, il cui figlio per altro rimase paralizzato da ragazzo durante l'agguato» osserva De Corato. Per lui - la proposta avanzata dalla commissione che verrà girata la sindaco - si potrebbe mettere una targa commemorativa nel luogo dell'omicidio.

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