«Cari padri, smettete di fare i mammi»

Risorge la celebrazione più sepolta: la Festa del papà. «Una volta i padri erano rocce. Da qualche tempo invece questi mammi arrivano al parco bianchi in viso, con le manine da impiegati. Mi fanno ridere... I mammi di solito o sono ignoranti o tre volte laureati. Qualcuno ha detto loro che, perfino nella pancia della mamma i bambini ascoltano le favole. Non si sa perché ma, poiché lo dice Crepet è vero». Sono alcune frasi estrapolate dalla «Tremendina del papà» di don Antonio Mazzi, pubblicata per il 19 marzo. E chi si ricorda che il 19 marzo, san Giuseppe, è la celebrazione del padre? Don Mazzi si oppone a questa dimenticanza, poiché considera portante nell'educazione dei figli la solida, sana figura maschile.
«Il padre c'è o non c'è. Oggi non è sufficiente essere padre, bisogna fare il padre. Voglio dire agli uomini: prima siate padri, poi professionisti in carriera in corsa contro il tempo» incita don Mazzi. E' questo il più grande successo: sapere cosa significa la paternità. «Il padre favoliere», «Il padre ciellino», «Il padre polivalente» sono altri ritratti contenuti in questo libro dalla copertina nera, edizioni Tremenda, «ovvero riservato a chi ha una tremenda voglia di vivere», con le pagine a quadretti, forse per ricordare che se la maternità è una sfera di tenerezza, la paternità deve essere quadrata, avere cioè la forza e la rigidità degli angoli.
«La Tremendina del papà è per te, uomo. Aprila. Da qualche parte c'è qualcosa che ti fa bene». Sicuramente, essendo un quaderno dove annotare i giorni, ti farà bene ricordare che è anche la tua festa, un'occasione per prendersi un bacio o un abbraccio, ma soprattutto per darlo. «Non si deve fare il papà solo nel weekend di Ferragosto - continua don Mazzi -. Si può non essere marito o moglie, ma si ha l'obbligo d'essere padri e madri consapevoli». Per cui ben venga una festività che oggi pare l'inerte rimasuglio di una società in disuso, perso nella confusione dei ruoli creatisi nella caduta di un sistema educazionale che non ritrova la strada di casa.
Nata per l'anno scolastico 1997/1998, il nome dell'edizione del diario «Tremenda voglia di vivere» trae origine da uno striscione visto da don Mazzi durante una partita di calcio. In un campo in cui in genere padri e figli si trovano d'accordo. Da secoli la società cerca di snodare i rapporti intricati che intercorrono tra madre e figlio, lasciando in secondo piano il ruolo del capofamiglia e rilegandolo ad una maschera stereotipata.


E' necessario uscire da questa supervalutazione della madre e sottovalutazione del padre nell'educazione dei figli, sia per attribuire alla figura maschile meriti che non gli vengono riconosciuti, ma anche per togliere, si spera, finalmente alla figura femminile tutto il senso di colpa attribuitele in secoli e secoli in cui la sofferenza di un figlio e soprattutto di una figlia è sempre stata imputata solo e unicamente alla madre.

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