La carica dei renziani fra ex e rottamatori Un dc nel posto chiave

La carica dei renziani fra ex e rottamatori Un dc nel posto chiave

Tutti per Renzi. Anche in Lombardia, a Milano, nelle altre province ha vinto il «rottamatore». Senza eccezioni alcuna, gli elettori del Pd hanno scelto il sindaco di Firenze come nuovo segretario. Anche a Sesto San Giovanni - per dire - Matteo Renzi ha stravinto sugli avversari (nonostante il primo cittadino della ex «Stalingrado d'Italia», Monica Chittò, fosse candidata per Gianni Cuperlo, uomo della continuità). Nella ex roccaforte comunista Renzi ha stravinto col 61,37% contro il 20,53% del suo avversario. Se il suo dato lombardo (66,2%) e milanese (63,2%) è leggermente sotto la media nazionale si deve solo all'effetto-Civati: il brianzolo Pippo, infatti, su base regionale è arrivato secondo (18,8%). Ma resta il trionfo del sindaco scout. E resta il tracollo del vecchio apparato, che a Milano e in Lombardia aveva conservato qualche comoda trincea (a proposito, si era parlato di Onorio Rosati, ex segretario Cgil, come di un possibile candidato alla segreteria regionale contro il renziano Alessandro Alfieri, ma le incertezze ora aumenteranno).
«Una classe dirigente è arrivata al capolinea» sentenzia il nuovo segretario metropolitano Pietro Bussolati, renziano (ma non ama questa etichetta) soddisfatto per l'affluenza (140mila votanti a Milano, 380mila in Lombardia) e per l'organizzazione, oltre che per i risultati.
E proprio Milano incoronerà il nuovo segretario nel corso della prima assemblea nazionale, domenica alla Fiera. Scorrendo i nomi degli eletti milanesi e lombardi nel nuovo parlamentino democratico, ce n'è per tutti i gusti: sindaci come il bresciano Emilio Del Bono o il lecchese Virginio Brivio, deputati veltroniani come Marilena Adamo, Emanuele Fiano e Vinicio Peluffo, esponenti della corrente franceschiniana come Arianna Censi, assessori come Pierfrancesco Maran (renziano silenzioso nel 2012, quando i renziani erano pochi), o Marco Granelli, già vicino a Rosi Bindi. Ma ci sono anche outsider come Alessandra Kustermann (primaria, aspirante candidata governatore) e Stefano Boeri, aspirante candidato sindaco e poi assessore alla Cultura. Boeri fra l'altro ha vinto il derby con il suo successore Filippo Del Corno, bocciato nelle liste di Gianni Cuperlo. Eletti invece con Cuperlo Gad Lerner (eletto a Milano 3), Rosati, il successore alla Cgil Graziano Gorla, i sindaci Ugo Vecchiarelli (Bresso) e Chittò, la consigliera comunale Rosaria Iardino. E con Civati passano l'assessore Pierfrancesco Majorino e i consiglieri comunali Lamberto Bertolè (capogruppo) e Paola Bocci. E a proposito di Palazzo Marino, anche il sindaco Giuliano Pisapia esulta («un segnale forte di cambiamento») e prova a cautelarsi da un Pd troppo forte.
Tutti per Renzi ma c'è un Renzi per tutti, dunque. Soprattutto per chi non è nato nella sinistra post-comunista. Ed è molto significativo dunque, che la segreteria locale sia in mano a Bussolati, mai stato iscritto non solo al Pci (ha solo 30 anni) ma anche al Pds («il mio primo partito è il Pd» dice).

Ed è altrettanto significativo che Matteo Renzi abbia affidato un incarico chiave come quello di portavoce della segreteria (dove c'è anche la lariana Chiara Braga) a Lorenzo Guerini, 47 anni, due mandati da sindaco e due da presidente della Provincia a Lodi, cattolico attivo in politica dai primi anni Novanta nella Dc poi Ppi.

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